di Bernardino Pifferi
Dal momento dell’annuncio di The Last of Us Part II Remastered, la community si è divisa in due. Essendo la seconda remastered uscita, sommata anche ad un remake del primo capitolo, molte persone non hanno ben accolto questa scelta. Per molti è stata una decisione scontata, soprattutto vedendo l’enorme successo che questi giochi hanno avuto. Dunque perché l’annuncio dell’ennesima remastered è stato così avvolto dalla critica? Cerchiamo di capire perché.
The Last of Us Part II Remastered: i difetti di un capolavoro
Sin dall’uscita del primo capitolo su Playstation 3, era chiaro che il mondo di The Last of Us avesse qualcosa di speciale. Se ci pensiamo bene, l’idea alla base del gioco è una delle più banali e conosciute, anche nel cinema. Un mondo post-apocalittico, dove ci sono “zombie” o persone infette. Un classico. Eppure, Naughty Dog con questo titolo è riuscita a distogliere l’attenzione da questa banalità e spostarla sul punto cardine del titolo: la narrazione. Perché è proprio grazie ad essa che anche dopo pochi minuti di gioco, ti affezioni al protagonista. Ti affezioni ai personaggi che vedi, soffri insieme a loro. Empatizzi con le loro emozioni. Trovare questo tipo di coinvolgimento in un gioco era una cosa che pochissimi titoli erano riusciti a fare in precedenza. Anzi, con tale profondità probabilmente nessuno.
Se sommiamo anche la grafica sbalorditiva per quella generazione, ed un gameplay abbastanza “classico” ma comunque divertente, otteniamo un gran bel gioco. Aveva sì i suoi difetti, ad esempio i tuoi alleati che si frapponevano spesso tra te e il nemico. O fasi di looting un po’ ripetitive. Ma il gioco funzionava, e lo faceva benissimo. Giunti poi sulla nuova generazione, venne annunciata la prima remastered. Forse l’unica ad essere stata ben accolta dal pubblico. Difatti le migliorie grafiche erano piuttosto evidenti, ma oltre ad esse non c’era molto altro. Però per chiunque non avesse avuto modo di provare il gioco, era perfetto per conoscerlo su PS4.
Poi è stata la volta di The Last of Us Part II. Titolo che prendeva a piene mani dal suo predecessore, ma che innovava completamente il sistema di combattimento e dell’IA dei nemici e degli alleati. Quindi i punti di forza della saga andavano ad aumentare. Non solo una grafica spaccamascella, ma anche un gameplay decisamente più profondo e divertente. Alla bellissima narrazione qui si aggiunge anche una guerra psicologica nel giocatore. Perché per gli eventi accaduti, dovremo prima giocare una parte della storia con un personaggio, ma giunti a metà, impersoneremo quella che doveva essere la nostra nemesi. Questo perché Naughty Dog voleva far davvero interrogare i giocatori. La nostra protagonista è in cerca di vendetta, ma veramente questo percorso è quello giusto?
The Last of Us Part II Remastered: arrivano le polemiche
E dopo l’annuncio del remake del primo capitolo su PS5, adesso è arrivato The Last of Us Part II Remastered. Ed è qui che si è alzato il polverone. I motivi delle critiche sono sempre gli stessi. Secondo molti non era necessaria un’ulteriore remastered. Il gioco su PS4 dava già il meglio di sé. Anche in retrocompatibilità su PS5 girava alla grande. Era stato anche rilasciato un aggiornamento gratuito proprio per usufruire al meglio del titolo sulla nuova generazione. Ad esempio i 60 fps, un’aggiunta all’apparenza semplice ma che aumenta molto la godibilità del gioco. Dunque era davvero necessaria questa remastered? Probabilmente no.
All’atto pratico non porta migliorie grafiche di rilievo. Non migliora l’IA. Aggiunge le funzionalità del DualSense ma poco altro di evidente. Forse doveva essere definito più un DLC che una remastered? A nostro parere sì. Perché l’implementazione della modalità senza ritorno e dei livelli perduti sono invece delle splendide idee. La prima perché ci permette di godere appieno del gameplay nelle sue fasi di combattimento. Data la lunghezza della storia in singolo, le fasi di loot e di esplorazione erano forse un po’ troppo lunghe. Questa modalità ci permette di divertirci con orde di nemici, infetti e non, progredendo e sbloccando vari potenziamenti. I livelli perduti invece, sono una piccola chicca per chi ama scoprire cosa c’è dietro allo sviluppo dei giochi. Sono sezioni di breve durata, fasi di gioco rimosse dal titolo finale, con i commenti degli sviluppatori. Un’aggiunta non per tutti, ma davvero apprezzabile.
Conclusioni: è bastato il lavoro di Naughty Dog?
Proviamo quindi a tirare le somme. The Last of Us Part II Remastered non porta effettive migliorie al gioco di base. Anche perché non c’era molto da migliorare. Quindi se fosse stato proposto come DLC, avrebbe sicuramente riscosso più successo. Anzi, il successo lo riscuoterà comunque, probabilmente sarebbe stato oggetto di molta meno critica. Ma la critica fa parlare, nel bene e nel male. Lo stesso Neil Druckmann ha dichiarato che il loro gioco avrebbe diviso le persone. O lo ami o lo odi. Non ci sono vie di mezzo. L’importante è che faccia discutere. Perché un dato è oggettivo, il gioco, sin dal suo primo capitolo, è stato un successo. Ma quanti titoli sono riusciti a mettere in discussione così tanto chi li giocava? Pochissimi. Ed è questa la chiave che ha portato avanti questo titolo negli anni.
Insomma, chiunque si avvicinerà a questa serie, capirà il cuore che è stato messo in questa produzione. Il viaggio che percorri con questi personaggi ti cambia e ti fa dubitare di te. Ma forse è proprio questo il bello, mettersi in gioco, dubitare, scegliere. Come la protagonista Ellie ci farà capire, è davvero un viaggio senza ritorno.
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