Attualità

I Talebani vietano il gioco degli scacchi: scacco matto alla libertà

I talebani hanno vietato il gioco degli scacchi in Afghanistan, temendo che possa essere legato al gioco d’azzardo e quindi contrario alla loro interpretazione della legge islamica. Nonostante sia un gioco antico con radici anche nella cultura islamica, viene considerato da alcuni religiosi una distrazione dalla religione. La decisione si inserisce in una serie di restrizioni culturali imposte dal regime.

Talebani e scacchi: è gioco d’azzardo

In Afghanistan anche gli scacchi sono diventati un pericolo. Il governo talebano, fedele alla sua visione rigida e totalizzante dell’Islam, ha ufficializzato il divieto del gioco millenario, dichiarandolo “incompatibile” con la legge islamica. Secondo le autorità della Direzione generale dello sport, gli scacchi sarebbero assimilabili a una forma di gioco d’azzardo, e dunque vietati in base alla legge sulla promozione della virtù e la prevenzione del vizio, approvata nel 2023.

Ma ridurre un gioco di strategia, disciplina e concentrazione a una presunta incitazione alla scommessa è una semplificazione brutale, giustificando l’ennesima cancellazione della libertà individuale. La sospensione, annunciata senza una scadenza definita, non è un episodio isolato: è l’ennesimo tassello in un mosaico autoritario che, dal 2021, ha trasformato l’Afghanistan in un laboratorio di repressione sistematica.

Nel mirino del regime non ci sono solo le donne – già escluse da scuole, università, sport e luoghi pubblici – ma tutto ciò che somiglia a un atto di autonomia, socialità o pensiero critico. Lo sport è stato progressivamente svuotato: vietate le arti marziali, ridimensionato perfino il cricket, e ora colpito anche il più silenzioso e riflessivo dei passatempi.

Il divieto degli scacchi non ha nulla a che fare con la morale religiosa, e tutto a che fare con il controllo. Gli scacchi sono, per definizione, esercizio mentale, confronto, sfida intellettuale. Ma sono anche spazio di aggregazione, occasione per pensare, per decidere, per pianificare. In breve: tutto ciò che un regime autoritario teme.

Nessuna protezione della moralità, dunque. Piuttosto un’altra partita giocata sul terreno dell’oppressione. E un’altra mossa — questa sì — contro ogni forma di libertà.

 

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Articolo di Biagi Linda

Fonti: ilpost, adnkronos

 

Redazione Network NCI

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