di Gianluca Scognamiglio
È difficile immaginare che uno sport nato nella seconda metà dell’Ottocento possa essere rivoluzionato da un ragazzo in soli cinque anni. Eppure il ciclismo, la cui lunghissima storia è ricca di campioni, sta vivendo un momento storico piuttosto particolare, segnato dalla presenza di colui il quale è destinato a cambiarne per sempre le sorti. Si chiama Tadej Pogačar, viene dalla Slovenia, ha da poco compiuto ventisei anni e, per farla breve, vince sempre. Dal Tour de France alle Classiche Monumento, passando per il trionfo iridato, scopriamo insieme il nuovo “cannibale” del ciclismo mondiale.
La storia di Tadej Pogačar
La prima bicicletta non si scorda mai, in particolar modo se sei destinato a scrivere la storia del ciclismo. Quando però Tadej Pogačar salì in sella per la sua prima gara, a nove anni, su una bici verde e almeno tre taglie più grande di quanto dovesse spettargli, non sapeva ancora a cosa sarebbe andato incontro. Tantomeno lo poteva immaginare al termine di quella competizione, chiusa all’ultimo posto. Per sua fortuna non si è mai ripetuto: ha iniziato a divertirsi, lasciando per sempre l’amato NK Komenda (squadra di calcio del suo villaggio) e dedicandosi definitivamente al ciclismo.
Il “Piccolo Principe” ha iniziato sotto le montagne di casa sua, prima di cominciare a scalarle, sempre più velocemente, sempre più solo, seminando gli avversari. Nel 2016, al secondo anno di categoria Juniores, ha conquistato il prestigioso Giro della Lunigiana, affermandosi tra le grandi promesse del ciclismo internazionale. Una promessa rinnovata due anni più tardi, quando si è imposto al Tour de l’Avenir tra gli Under-23. Il primo contratto da professionista, firmato proprio nell’estate 2018 e valido dall’anno successivo, lo ha legato alla UAE Team Emirates: la squadra che ha anticipato la concorrenza, assicurandosi uno dei migliori prospetti della bicicletta e che è diventata subito una nuova casa.
“Un uomo solo al comando”, come ha cambiato il ciclismo
La prima stagione tra i professionisti ha visto Pogačar subito protagonista. Lo sloveno non si è “accontentato”, si fa per dire, delle vittorie alla Vuelta ao Algarve e Tour of California (diventando peraltro il più giovane di sempre a conquistare una gara a tappe nel World Tour): al primo Grande Giro della carriera, la Vuelta a España, si è tolto lo sfizio di vincere tre tappe e di chiudere sul podio, alle spalle dell’amico-rivale Primoz Roglic e dell’eterno Alejandro Valverde. La sfida al connazionale, Roglic per l’appunto, si è ripetuta un anno più tardi, sulle strade francesi.
Al Tour de France 2020 il giovane alfiere della UAE Team Emirates ha iniziato a scrivere la sua gloriosa storia. Dopo essere scivolato al sedicesimo posto della classifica generale in seguito agli ottanta secondi persi nella tappa di Lavaur, Pogačar ha iniziato a risalire la china, superando frazione dopo frazione tutti i suoi avversari. Il “Re Sole” Primoz Roglic, in Maglia Gialla sino alla penultima tappa, a dir la verità sembrava poter resistere al rientro del connazionale. Il leader della classifica fu spodestato nella penultima tappa, la cronometro della Planche des Belles Filles, dove perse un primo e cinquantasei secondi nei confronti del nuovo padrone del ciclismo mondiale.
Dopo il trionfo, per certi versi sorprendente, al Tour de France 2020, Pogačar riuscì a ripetersi anche l’anno successivo, condendo la stagione con successi tutt’altro che banali: Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia, due delle cinque Classiche Monumento, e medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo. Il 2022 e il 2023 sono stati anni particolari, in cui la sua egemonia al Tour de France è stata interrotta dall’avvento del nuovo fuoriclasse Jonas Vingegaard, ma che lo hanno visto in ogni caso trionfare per due volte al Lombardia e conquistare per la prima volta il Giro delle Fiandre.
La miglior stagione di sempre
Il 2024 si presentava come la stagione che avrebbe potuto consacrare definitivamente “Pogi” tra i grandi del ciclismo. Lo sloveno ha deciso di fare di meglio, disputando quella che è la miglior annata di sempre per un singolo corridore. Nessuno ha vinto tanto quanto lui in un anno, nemmeno il grande Eddy Merckx. Decidere chi sia il “più forte” per la verità avrebbe poco senso: parliamo di due epoche diverse e lo stesso Pogačar ha più volte dichiarato di non voler essere accostato alla leggenda belga. “Sono semplicemente Tadej” dice. Eppure alcuni punti di contatto tra i due si possono notare. Il “Cannibale“, storico nome affibbiato a Merckx, aveva la sua stessa fame di vittoria. Quando il “Piccolo Principe” allaccia il casco e stringe gli scarpini ha un solo obiettivo, qualunque sia la corsa: essere il migliore.
Il 2024 di Pogačar ricorda poi il leggendario 1974 di Merckx: entrambi hanno trovato il successo al Giro d’Italia, al Tour de France e al Campionato del Mondo. In realtà Tadej ha fatto ancora di più, vincendo nell’ordine Strade Bianche, Liegi-Bastogne-Liegi e, infine, Giro di Lombardia ieri pomeriggio, eguagliando i quattro successi consecutivi di un tale Fausto Coppi. No, paragonarlo a questi grandi nomi non è un’eresia. È il presente, il futuro e, da quest’anno, la leggenda di questo sport. Avere memoria di tutte le sue vittorie è praticamente impossibile: solo in questa stagione ne sono arrivate venticinque. Sono numeri spaziali. Alla fine però basta ricordare che si chiama Tadej Pogačar, viene dalla Slovenia, ha da poco compiuto ventisei anni e, per farla breve, vince sempre.
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