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Sviluppata la prima gamba bionica collegata con il cervello

di Francesco Gervasio

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Sette pazienti, amputati a una gamba, hanno ripreso a camminare grazie alla prima protesi di gamba completamente controllata dal sistema nervoso. Con movimenti molto più naturali e veloci, senza sensori o controller robotici, questa potrebbe essere una svolta nel settore. Questo significativo avanzamento tecnologico è stato pubblicato sul “Nature” dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) in collaborazione con il “Brigham and Women’s Hospital”.

La gamba bionica è molto più fluida

La rivoluzionaria protesi sfrutta una nuova interfaccia che collega direttamente l’arto artificiale al sistema nervoso dei pazienti. Il funzionamento è reso possibile da un intervento di amputazione che preserva la percezione della posizione dell’arto nello spazio. Questo approccio consente ai pazienti di controllare la protesi in modo intuitivo e naturale.

La gamba bionica è stata testata in diverse situazioni: camminare su un piano, su un pendio, scendere una rampa, salire e scendere le scale, e camminare evitando ostacoli. La protesi ha permesso movimenti più veloci del 41% rispetto alle protesi tradizionali e ha raggiunto velocità di camminata paragonabili a quelle delle persone non amputate. Gli ostacoli, come riportato da ANSA, sono stati superati più facilmente, riducendo il rischio di cadute e migliorando la sicurezza dei pazienti.

I pazienti hanno mostrato movimenti più naturali, come puntare le dita dei piedi della protesi verso l’alto mentre salivano le scale o superavano ostacoli. La coordinazione tra l’arto protesico e quello sano è migliorata, permettendo una maggiore fluidità nei movimenti. Inoltre, i pazienti sono stati in grado di alzarsi da terra con la stessa forza delle persone non amputate.

Le possibili implicazioni future

Questa innovativa gamba bionica rappresenta un importante passo avanti nel campo delle protesi, in quanto migliora la qualità della vita dei pazienti amputati. Ulteriori sviluppi potrebbero estendere i benefici a un numero maggiore di pazienti. Le protesi, in futuro, saranno quindi sempre più simili agli arti naturali in termini di funzionalità e sensazione.

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