di Cristian Castellini
L’ultima partita del Milan di Stefano Pioli ha seguito il solco di questa stagione. Tre gol che sembravano aver chiuso la pratica, riaperta da due reti al fotofinish che hanno strappato due punti ai rossoneri. Oltre al commovente addio riservato a Olivier Giroud, colui che ha rotto la “maledizione del numero 9”, l’ultimo coro “Pioli is on fire” è stato riservato all’ormai ex tecnico rossonero.
Il percorso di Stefano Pioli al Milan
“Pioli? Sul serio?”
Questa è stata la reazione generale dei tifosi del Milan all’ingaggio dell’allenatore di Parma. L’ex tecnico della Fiorentina arrivò per risolvere una situazione tragica. I rossoneri si erano affidati a Marco Giampaolo, che portò la squadra a perdere ben 4 delle prime 6 partite disputate. La dirigenza che rappresentava il fondo Elliott decise di puntare su un nome di “basso profilo”, reduce da avventure poco entusiasmanti con Lazio e Inter, ma anche da una buona parentesi con i Viola.
La prima formazione del Milan guidata da Stefano Pioli pareggiò in casa contro il Lecce, in un lontano 20 ottobre 2019 (Sky Sport). Il 4-3-3 del Diavolo era composto da questi giocatori: Donnarumma in porta; Conti, Musacchio, Romagnoli e Theo Hernandez in difesa; Paquetá, Biglia e Kessié a centrocampo; Suso e Calhanoglu come ali a servizio della punta Leão. Una formazione molto carente rispetto a quella di oggi, con diversi calciatori che attualmente ricoprono ruoli ben diversi.
Nei 5 anni trascorsi molte cose sono cambiate. Il lavoro del fondo Elliott, in concerto con Paolo Maldini e Frederic Massara, ha consentito a Stefano Pioli di avere una rosa molto giovane su cui lavorare, a partire dai due talenti cardine: Leão e Hernandez. Durante questa stagione hanno reso meno del dovuto, ma ciò non toglie che compongano una delle coppie sulle fasce più interessanti del calcio europeo. Oltre a loro giocatori come Pierre Kalulu, Fikayo Tomori e Ismaël Bennacer hanno fatto un salto di qualità, assieme a elementi che hanno lasciato il Milan come Donnarumma e Tonali.
Forse senza tanti addii importanti la squadra di Pioli sarebbe riuscita a rimanere sui livelli della migliore stagione dei rossoneri nell’ultimo decennio.
Lo Scudetto 2021/22
Il Milan, seppur in grande crescita, non era fra le prime indiziate per la vittoria finale. Inter, Juventus e Napoli avevano l’esperienza e le risorse per difendere le prime posizioni dai “giovani” rossoneri. E invece la squadra di Stefano Pioli ha stupito l’Italia e l’Europa. Quel derby del 5 febbraio 2022 e l’ultimo match contro il Sassuolo del 22 maggio hanno cucito sulla maglia del Milan uno degli scudetti più belli della storia rossonera. Un trionfo contro i rivali cittadini, ma soprattutto l’apice di un percorso di crescita partito dall’addio dell’inadempiente Li Yonghong, che ha fatto sognare ai tifosi un ritorno ai fasti berlusconiani. Una vera impresa, che ha pesato nel cuore dei tifosi dell’Inter e sulla carriera di Simone Inzaghi fino allo Scudetto di questa stagione.
Pioli ha fatto grande il Milan
Il trionfo in quel campionato, forse, ha fatto male sia ai giocatori che all’ambiente del Milan. La vittoria non ha portato alla maturazione dei (non più) giovani talenti del Diavolo, e ha creato aspettative troppo grandi nei tifosi. Certo, chi supporta il Milan ha diritto a pretendere ambizione e crescita, ma per farlo serve tempo e pazienza. La pressione ha fatto male, e si è visto negli ultimi due campionati.
Stefano Pioli è stato demonizzato, ridicolizzato e ridimensionato. “Non è un vincente”. Però nel mentre i rossoneri hanno centrato due qualificazioni in Champions League — non scontate considerando la competizione che c’è nel nostro campionato — e raggiunto una semifinale storica. Un rendimento positivo, impossibile da sperare sino a qualche anno fa. L’ambizione è importante, ma bisogna lasciare spazio al lavoro. E lo Scudetto vinto da Spalletti con il Napoli e l’Europa League conquistata da Gasperini all’Atalanta lo hanno dimostrato.
Se il Milan oggi è di nuovo una delle grandi forze del nostro campionato, in Italia e in Europa, è soprattutto grazie a Pioli. Certo, la tattica difensiva del “demiurgo di Parma” è rivedibile, ma i rossoneri sono stati secondi solamente a una straripante Inter in questa Serie A. E il rimpianto per il mancato passaggio del “girone della morte” in Champions League, soprattutto considerando il percorso delle due società che sono andate avanti, la dice lunga.
Conclusioni
Paulo Fonseca sarà quasi sicuramente il prossimo allenatore del Milan. Una scelta discutibile da parte della società, che avrebbe potuto puntare su un profilo più ambizioso. La separazione con Stefano Pioli era inevitabile, poiché la rottura fra il tecnico e i tifosi era totale. Ma difficilmente qualche allenatore riuscirà a mandare avanti questo percorso in maniera convincente come fatto da lui.
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