Lanciato meno di un anno fa, il telescopio spaziale James Webb ha già fatto parlare molto di sé. Molte immagini scattate dal celebre telescopio sono già famose in tutto il mondo e queste ultime non fanno eccezione. Webb, infatti, sarebbe riuscito a scoprire due galassie fra le più lontane mai osservate, costituitesi solo poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang. La scoperta rappresenta un ulteriore passo avanti per comprendere le origini del nostro universo.
Una delle scoperte più importanti ad opera del telescopio spaziale James Webb (Jwst) porta la firma di alcuni italiani; lo studio effettuato e poi pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, infatti, è stato guidato proprio da un connazionale. Al team internazionale hanno partecipato anche i ricercatori provenienti dallo Space Science Data Center dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), dell’Università di Ferrara e della Statale di Milano.
Dallo studio emergono due galassie non ancora scoperte precedentemente. Queste, stando alle analisi, si sarebbero originate tra i 350 e i 450 milioni di anni dopo il Big Bang. Stiamo parlando, quindi, delle primissime stelle venutesi a formare all’alba del cosmo. L’osservazione, risalente alla scorsa estate, si è resa possibile inquadrando l’area adiacente all’ammasso di galassie Abell 2744.
La conferma della scoperta arriva solamente dopo lunghe settimane di lavoro in cui il team ha lavorato praticamente 7 giorni su 7 costantemente. A dichiararlo, come riporta Ansa, è stato proprio Marco Castellano, primo autore dell’articolo:
“C’era molta curiosità nel vedere finalmente cosa Jwst poteva dirci sull’alba cosmica, oltre naturalmente al desiderio e all’ambizione di essere i primi a mostrare alla comunità scientifica i risultati ottenuti dalla nostra survey Glass. Non è stato facile analizzare dei dati così nuovi in breve tempo: la collaborazione ha lavorato 7 giorni su 7 e in pratica 24 ore su 24 anche grazie al fatto di avere una partecipazione che copre tutti i fusi orari“.
Paola Santini, ricercatrice dell’ Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) che ha preso parte allo studio, si è pronunciata circa gli sviluppi che il telescopio Webb può portare in ambito accademico:
“Queste osservazioni sono rivoluzionarie: si è aperto un nuovo capitolo dell’astronomia. Già dopo i primissimi giorni dall’inizio della raccolta dati, Jwst ha mostrato di essere in grado di svelare sorgenti astrofisiche in epoche ancora inesplorate“.
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