È straordinario quanto scoperto da un gruppo di ricercatori; secondo quanto scoperto infatti, la scienza potrebbe aver fatto il primo passo per ottenere delle coltivazioni, e di conseguenza anche ossigeno, sulla Luna. Scopriamo di più a riguardo…
Un team di ricerca dell’Università della Florida e finanziato dalla NASA, è riuscito nell’impresa storica di far germogliare delle piante sul suolo lunare. Ciò è stato possibile grazie ai campioni prelevati durante le missioni Apollo; in quell’occasione, infatti, gli astronauti presero dei campioni di regolite che i ricercatori, dopo cinquant’anni, hanno utilizzato per i loro esperimenti.
Lo studio pubblicato sulla rivista Communications Biology potrebbe così aprire a nuove soluzioni per gli astronauti e le future colonie. Grazie ad esso, in futuro, potrebbe infatti essere possibile coltivare piante direttamente sulla Luna, ottenendo così cibo e ossigeno utilizzabili per il sostentamento dell’essere umano.
La ricerca ha dimostrato che le piante possono germogliare e crescere con successo sulla regolite, il suolo lunare. Per farlo, gli scienziati hanno usato dei germogli di Arabisopsis thaliana, una pianta originaria dell’Eurasia e dell’Africa largamente studiata; questa è una “parente” della senape e di altre verdure come broccoli, cavolfiori e cavoletti di Bruxelles. Inoltre, avendo a disposizione soltanto 12 grammi di regolite, si è dimostrata un’ottima candidata anche per le sue piccole dimensioni e per la facilità di crescita.
Un’altra sua particolare caratteristica, che ha favorito il suo utilizzo nell’esperimento, è senza dubbio quella di essere una pianta estremamente studiata e di cui si conosce tutto il suo codice genetico; ciononostante, la sua crescita è stata difficoltosa e non ha portato a delle piante al massimo stato della loro forma. Questo però non sminuisce di certo un’impresa storica.
Anna-Lisa Paul, professoressa di scienze orticole all’Università della Florida e prima autrice dell’articolo, evidenzia come i semi siano iniziati a germogliare dopo soli due giorni. Ma non è tutto, perché contro ogni pronostico sono germogliati tutti gli esemplari piantati e, inoltre, fino al sesto giorno presentavano lo stesso aspetto dei campioni di controllo piantati nella cenere vulcanica terrestre.
Dopo il sesto giorno, però, le piante nella regolite lunare hanno iniziato ad apparire meno robuste di quelle piantate nella cenere vulcanica, presentando anche un rallentamento della crescita insieme a esili radici, foglie più piccole e una pigmentazione rossastra. Infine, dopo 20 giorni, il team di ricercatori ha raccolto dei campioni di RNA che hanno mostrato come le piante nella regolite fossero sotto stress, evidenziando come l’Arabidopsis thaliana abbia dovuto rispondere ad un ambiente ostile, con condizioni non ottimali per la sua crescita.
Il team di ricerca inoltre, ha osservato come le piante hanno reagito in modo diverso anche a seconda del sito di raccolta del campione di regolite utilizzato. Le piante coltivate nei campioni prelevati dall’Apollo 11 infatti, non erano sane come quelle cresciute nei campioni prelevati dall’Apollo 12 o 17.
Questo evidenzia come i materiali provenienti da diverse aree della Luna possano essere più o meno favorevoli alla crescita delle piante. Per Bill Nelson, amministratore della NASA:
“Questa ricerca è fondamentale per gli obbiettivi di esplorazione umana a lungo termine della NASA. Dovremo imparare a utilizzare le risorse trovate sulla Luna e su Marte per sviluppare fonti di cibo per i futuri astronauti che vivono e operano nello spazio profondo.
Lo studio sulla crescita delle piante è anche un esempio chiave di come la NASA stia lavorando per sbloccare innovazioni agricole; queste ci aiuteranno a capire come le piante potrebbero superare condizioni stressanti in aree a scarsità di cibo sulla Terra” [NASA].
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