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Shang-Chi, la recensione: arti marziali e fantasy nel MCU

di Gabriele Di Nuovo

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In sala dal 1 settembre, “Shang-Chi E La Leggenda Dei Dieci Anelli” è il nuovo film del MCU diretto da Destin Daniel Cretton. Con Simu Liu nei panni del protagonista, Awkwafina, Meng’er Zhang e Tony Leung.

Dopo il grande successo di “Black Panther”, i Marvel Studios hanno subito studiato la possibilità di portare sul grande schermo un nuovo supereroe che rappresentasse un’altra minoranza etnica. Se con il film del 2018 molti ragazzi afroamericani si sono potuti immedesimare in Pantera Nera, nel 2021 anche la comunità asiatica ha il suo eroe: Shang-Chi. Mentre il re di Wakanda era un personaggio già noto a moltissimi fan dei fumetti, non si può dire lo stesso di Shang-Chi. Essendo un eroe di “nicchia”, il rischio di dare al pubblico un film stereotipato e poco efficace era dietro l’angolo. Ma “Shang-Chi E La Leggenda Dei Dieci Anelli” è una pellicola che rispetta la cultura cinese, introduce un protagonista sorprendentemente carismatico e delle ottime scene action. Purtroppo però, la seconda parte è molto discutibile in termini di ritmo.

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In fuga dal passato

Shang-Chi (Simu Liu) vive a San Francisco sotto il falso nome di Shaun e lavora come parcheggiatore insieme alla sua migliore amica Katy (Awkwafina). Ma un giorno mentre è in bus viene attaccato dai Dieci Anelli, organizzazione terroristica controllata da Wenwu (Tony Leung), padre di Shang-Chi. Subito dopo questo attacco, il protagonista inizierà un viaggio che lo porterà a scoprire le intenzioni di suo padre, recuperare il rapporto con sua sorella Xialing (Meng’er Zhang) e il suo posto nel mondo. Presentandosi come un classico stand alone, la pellicola ha molti punti di forza ma anche delle debolezze che agli occhi dello spettatore potrebbero vanificare il lavoro fatto con i personaggi.

Arti marziali e fantasy: una strana combinazione

Per quanto possa sembrare strana questa combinazione nel Marvel Cinematic Universe, in “Shang-Chi E La Leggenda Dei Dieci Anelli” è ben rappresentata su schermo grazie al lavoro fatto dal regista Destin Daniel Cretton. Le sequenze di combattimento, soprattutto la scena in bus e lo scontro sul grattacielo di Macao, sono influenzate dai film di Jackie Chan (lo si nota da come Shang-Chi sfrutta l’ambiente durante l’azione) e non solo. Uno dei combattimenti presenti nella pellicola è girato nello stile dei wuxia, ricordando titoli come “La tigre e il dragone” e “La foresta dei pugnali volanti”.

Oltre le sequenze action completamente differenti rispetto ai film precedenti del MCU, viene introdotto un nuovo contesto dopo quello spaziale: il fantasy. Il genere viene sfruttato per introdurre la potenza dei dieci anelli, un artefatto molto antico e potente, e Ta-Lo, un villaggio situato oltre la nostra dimensione e che in sé racchiude la rappresentazione del folklore cinese all’interno della pellicola. Visivamente la Ta-Lo del MCU funziona molto bene sul grande schermo e non mostra una banalizzazione di una cultura differente a quella occidentale.

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Nuovi personaggi e vecchie conoscenze

I trailer inizialmente avevano creato molto scetticismo attorno la pellicola e i commenti si basavano soprattutto sul poco carisma offerto dal Shang-Chi interpretato da Simu Liu, ma fortunatamente non è così. L’attore regala un’ottima performance mostrando una presenza scenica e un carisma mostrati poco nei vari video promozionali. Il merito è anche di una sceneggiatura che non ha lavorato solo sul come contestualizzare il personaggio nel MCU, ma anche sulla tridimensionalità del protagonista. Stesso lavoro viene fatto sulla Katy interpretata da Awkwafina (rendendola una linea comica funzionale all’interno della pellicola), sulla Xialing di Meng’er Zhang (sviluppando un rapporto complicato con il fratello Shang-Chi) e infine sul Wenwu di Tony Leung che regala al pubblico uno dei migliori villain del MCU.

Ed è proprio la figura del capo dei Dieci Anelli ad essere quella più interessante all’interno della pellicola. È un cattivo con motivazioni completamente differenti rispetto ai suoi svariati “colleghi” visti nei titoli precedenti del MCU. Wenwu quindi si presenta come un personaggio molto più umano di quanto ci si possa aspettare da un capo di un’organizzazione terroristica. Ma non solo i Dieci Anelli sono delle vecchie conoscenze dell’universo cinematografico Marvel. Durante il film appaiono due volti noti: Wong e Abominio. Quest’ultimo appare con un design più fedele al cartaceo rispetto alla sua prima volta ne “L’incredibile Hulk” del 2008.

Oltre al braccio destro di Doctor Strange e il villain di Hulk, ci sono altri personaggi e riferimenti a pellicole precedenti. Nonostante sia un prodotto targato MCU con dei personaggi interessanti, è proprio questo che porta al più grande difetto di tutta la pellicola.

Una narrazione altalenante 

Dopo una prima parte interessante e spettacolare, la pellicola per sviluppare al meglio i suoi protagonisti, perde moltissimo sotto il punto di vista del ritmo. Il secondo atto con la sua lentezza narrativa, tende ad annoiare lo spettatore rischiando di rovinare tutto il buon lavoro fatto con la prima parte. Il problema non risiede nei flashback, ma nel numero di dialoghi che sacrificano l’azione, rallentando in modo un po’ eccessivo la narrazione. Con il terzo atto, la pellicola torna su binari più prevedibili con uno scontro finale molto classico.

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Considerazioni finali

“Shang-Chi E La Leggenda Dei Dieci Anelli” è un discreto stand alone con ottimi combattimenti e un aspetto visivo inedito nel MCU. Con un buon protagonista e un villain di livello, la pellicola è superiore rispetto ad altri titoli dedicati a personaggi più noti dell’universo Marvel. Perde però di mordente sulla distanza.

Pro

  • Le sequenze di combattimento;
  • La scrittura dei vari protagonisti;
  • La combinazione arti marziali e fantasy che funziona nel MCU.

Contro

  • I lunghi dialoghi del secondo atto sacrificano l’azione, annoiando lo spettatore.

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di Gabriele Di Nuovo

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