di Alessandro Colepio
Tutto si può dire, tranne che la ventiduesima giornata di Serie A non abbia riservato emozioni ai tifosi. Fra il pareggio della Juve con l’Empoli, il successo sofferto dell’Inter a Firenze e il 2-2 pirotecnico fra Milan e Bologna, gli appassionati hanno avuto modo di divertirsi per tutto il weekend.
Oltre che per i risultati, le partite di questa settimana si sono contraddistinte per una statistica tanto insolita quanto incredibile: su 7 rigori calciati in 9 partite di Serie A, 5 sono stati sbagliati. Dal dischetto hanno fallito Krstovic del Lecce, Duda del Verona, Nico Gonzalez della Fiorentina e ben due calciatori del Milan: Giroud si è fatto ipnotizzare da Skorupski, Theo Hernandez ha centrato il palo. Eguagliato il record dell’undicesima giornata della stagione 1960/61, quando sbagliarono Torino, Napoli, Juve e due volte il Lecco.
Serie A e non solo: i primati negativi dagli undici metri
Si sa, i calci di rigore sono uno dei momenti più drammatici e poetici del calcio. Il rigorista ha il vantaggio di poter calciare da distanza ravvicinata verso una porta di 7,32 x 2,44 metri, ma ha sulle sue spalle la pressione di chi non può permettersi di sbagliare. Il portiere, invece, ha tutto da guadagnare: una parata potrebbe cambiare le sorti dell’intera partita, affossare il morale degli avversari e caricare quello dei compagni.
Il duello psicologico fra i due viene vinto, nella maggior parte dei casi, da chi calcia. Gli specialisti più allenati riescono a mantenere la lucidità necessaria per tirare in porta con forza e precisione, anche nei momenti più caldi della partita. Non tutte le squadre, però, dispongono di giocatori con queste caratteristiche: la Fiorentina e il Verona, tanto per fare due esempi, hanno avuto più di qualche problema in stagione coi calci di rigore.
Tornando a parlare di record, non si può non citare l’uomo che più di tutti ha legato il suo nome a quello dei calci di rigore, ovviamente in senso negativo: si tratta di Martin Palermo, storico attaccante del Boca Juniors capace di fallire ben tre rigori nella partita fra la sua Argentina e la Colombia. Una leggenda di stampo prettamente sudamericano narra che l’addetto all’antidoping, impietosito dalla prestazione di Palermo, si sia rifiutato di ritirare il suo campione di urine perché “questo stasera non centra neanche la provetta“. Sfiorano il primato alcuni calciatori illustri, come Pirlo ed Altobelli, che con la maglia azzurra addosso hanno fallito due rigori nel giro di 90 minuti: il primo contro il Galles, l’altro contro Malta. E come dimenticare i due penalty parati da Toldo a Frank de Boer in quella semifinale di Euro 2000 fra Italia e Olanda?
Tutte queste statistiche e questi record, se non altro, ci ricordano che sbagliare dagli undici metri può accadere a tutti e non è un dramma così grande. Del resto “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore“. Certo che, almeno fra i club professionistici, bisognerebbe ridurre al minimo la percentuale di errore dal dischetto: avere un buon rigorista può fare la differenza nell’arco di una stagione intera.
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