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Senua’s Saga: Hellblade II, la recensione

di Riccardo Rizzo

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Senua’s Saga Hellblade II non è un videogioco per tutti. È necessario metterlo in chiaro fin da subito. La nuova tappa del viaggio di Senua fatica anche ad accontentarsi della semplice definizione di videogioco. Quella creata dai ragazzi di Ninja Theory è un’esperienza, un viaggio introspettivo che porta il giocatore a esplorare una nuova terra, anch’essa intrisa d’oscurità come un tempo lo era la mente della giovane guerriera, ora più matura e consapevole della propria situazione.

L’oscurità domina la terra dei Giganti

Dopo esser scesa nel regno di Hel per provare a salvare l’anima dell’amato Dillion, Senua arriva in Islanda, una terra ostile e primordiale dove l’oscurità sta assoggettando la popolazione locale, terrorizzata da una terribile minaccia. Rispetto al primo capitolo, Senua è ora più matura e consapevole. Sta imparando a convivere con le Furie, le voci nella sua testa, e a dominare le proprie paure e l’oscurità che alberga dentro di lei. L’ombra di suo padre Zynbel è ancora forte, ma ora la giovane guerriera riesce ad aggrapparsi alla luce anche nei momenti più bui.

La trama di Senua’s Saga: Hellblade II è ovviamente legata agli eventi del primo capitolo, necessari per comprendere al meglio il nuovo viaggio di Senua ed empatizzare al massimo con la protagonista. La narrazione è tuttavia di ben più ampio respiro, con l’introduzione di vari personaggi secondari e un’alternanza maggiore di ambientazioni che favoriscono la progressione. Fin dalle primissime fasi di gioco, di fatto, si percepisce concretamente il tentativo di Senua di dominare la propria oscurità, con delle sensazioni che si avvicinano più all’angoscia, all’inquietudine e a un’ansia continua più che al puro terrore del primo episodio.

Così come Senua, d’altronde, anche il giocatore ha imparato a convivere con le Erinni: la consapevolezza della protagonista trascende i confini del videogioco e raggiunge il giocatore stesso, ora abituato alle voci e alla psicosi. Un elemento, questo, che si rispecchia anche nel gameplay.

Un’esperienza al servizio della narrazione

Non fraintendeteci: il gameplay di Senua’s Saga: Hellblade II è in perfetta continuità con quello del primo capitolo. I combattimenti, così come le fasi d’esplorazione (profondamente lineari) e gli enigmi, fanno da collante alla progressione della storia, fulcro centrale dell’esperienza di gioco. Il gameplay non vuole divertire o intrattenere, ma vuole collegare senza soluzione di continuità le fasi narrative.

Ninja Theory ha però smussato notevolmente questi momenti, rendendoli più rifiniti e cinematografici. In particolare ci hanno stupito i combattimenti, che partendo dalla struttura di base già vista in Senua’s Sacrifice sono ora più violenti, dinamici e imprevedibili. Gli attacchi dei nemici, più vari rispetto al passato, sono più rapidi e feroci, con le parate e le schivate che sono maggiormente affidate all’abilità del giocatore. In particolare la parata è ora meno intuitiva, con una finestra temporale per il parry leggermente ridotta.

Gli enigmi invece sono maggiormente in continuità con il precedente episodio. La loro struttura è praticamente la stessa, anche se durante le circa 7-8 ore necessarie per arrivare ai titoli di coda si presentano nuove tipologie di rompicapo anche piuttosto interessanti. Nulla di troppo complesso, sia chiaro, ma come detto la produzione non punta mai a questo. Gli enigmi, così come i combattimenti, sono un ottimo intermezzo all’incedere della narrazione, capaci di trasmettere un costante senso di tensione e inquietudine.

Senua’s Saga: Hellblade II, un viaggio cinematografico

Come detto più volte, Senua’s Saga: Hellblade II è un’esperienza più che un “semplice” videogioco. Un’esperienza sensoriale, unica nel suo genere. Un’esperienza fortemente cinematografica, che sfrutta ampiamente varie tecniche del cinema per far immergere totalmente il giocatore nel viaggio, fisico e spirituale, della giovane protagonista.

Ad averci conquistato è soprattutto la regia, semplicemente sublime sia durante le sequenze di gameplay (in particolare durante i combattimenti e le varie boss-fight) sia durante le scene d’intermezzo. Queste sono migliorate sotto ogni punto di vista, con delle inquadrature capaci di trasmettere tutta l’espressività dei personaggi e delle situazioni di gioco.

Senua's Saga: Hellblade II

Hellblade II è, da un punto di vista tecnico, il punto più alto raggiunto finora in questa generazione di console

Un altro elemento che ci ha stupito è la fotografia, sia durante le fasi di gameplay che nell’apposita modalità, che offre al giocatore un vasto numero di opzioni per trovare lo scatto perfetto. Sistemare l’inquadratura, modificare la messa a fuoco, regolare le fonti di luce e alterare la profondità di campo: la modalità foto di Hellblade II è un paradiso per gli appassionati.

Il comparto tecnico è fuori scala

Arriviamo infine al comparto tecnico, chiave di volta dell’intera esperienza e punto focale della struttura di gioco. È il comparto tecnico a rendere epocale il viaggio di Senua. È il comparto tecnico, di fatto, a renderlo indimenticabile. A livello visivo, Ninja Theory ha sfruttato a pieno tutte le potenzialità dell’Unreal Engine 5.

Grazie a Metahuman, i volti dei personaggi, Senua su tutti, sono praticamente fotorealistici, con delle animazioni e una pulizia dell’immagine senza precedenti. Con Lumen, i riflessi vengono gestiti magistralmente, con un’ottima resa dell’illuminazione e delle superfici d’acqua. Nanite garantisce invece un’ottima distanza visiva. Tutto questo, unito a degli effetti particellari impressionanti e a una gestione sublime di luci e ombre (che può contare anche su dei caricamenti rapidi e privi di cali di frame-rate), rende Hellblade II il punto più alto raggiunto finora su Xbox Series X (console sulla quale abbiamo giocato il gioco) insieme forse a Microsoft Flight Simulator.

Ninja Theory ha svolto un lavoro eccellente anche sul comparto audio, che ancora una volta conta sulla profondità del sistema binaurale, capace di trasmettere perfettamente le sensazioni derivate dalla psicosi di Senua. Le voci delle Erinni sono costanti, incessanti e dannatamente reali. Molto buone poi le musiche, che insieme a un cambio repentino d’illuminazione permettono di passare in pochi secondi dalla serenità del tramonto al terrore della notte più buia. Menzione d’onore, infine, per l’accessibilità: lo studio di sviluppo offre molte opzioni per personalizzare a proprio piacimento l’esperienza di gioco, permettendo di facilitarla in caso di necessità.

Tecnicamente Senua’s Saga: Hellblade II è semplicemente sontuoso. Pad alla mano, infatti, si capisce subito perché lo studio britannico abbia voluto bloccare l’avventura 30fps su console, puntando a offrire un’esperienza visivamente impressionate. Personalmente abbiamo apprezzato anche le bande nere ai bordi superiori e inferiori dello schermo, che oltre a conferire un’atmosfera maggiormente cinematografica permettono di mantenere più stabile il frame-rate. Durante tutta l’avventura, di fatto, non abbiamo notato cali o fenomeni di stuttering.

Un’esperienza degna di essere vissuta

Insomma, Senua’s Saga: Hellblade II ci ha stupito. L’esperienza costruita dai ragazzi di Ninja Theory ovviamente non è per tutti, ma non ha mai voluto esserlo. Così come il primo capitolo, questa nuova tappa del viaggio di Senua si configura come un’esperienza sensoriale profondamente intima e personale. L’obiettivo del team di sviluppo è quello di far immergere completamente il giocatore nei panni di Senua, costretta nuovamente a scendere a patti con la sua psicosi e con un’oscurità che minaccia continuamente la sua mente.

Se è dunque un’avventura piena d’azione che state cercando, dove l’esplorazione e il gameplay siano al centro di tutto, andate oltre, così come se non avete apprezzato Senua’s Sacrifice. Se però avete apprezzato il primo capitolo, o in generale siete in cerca di un’esperienza introspettiva unica nel suo genere, non lasciatevi scappare questa perla degli Xbox Game Studios.

VOTO: 9 – Un’esperienza unica nel suo genere.

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