I ricercatori di Meta, il famoso gruppo di Mark Zuckerberg, sono riusciti a creare un’intelligenza artificiale capace di decodificare l’attività delle aree cerebrali destinate alla comunicazione in modo tale da decifrarne il linguaggio.
Sembra sia stato scoperto un modo di comunicare del tutto nuovo, che riuscirebbe a dare uno strumento per esprimersi a tutti i pazienti vittime di gravi traumi al cervello e che non sono più in grado di parlare. A rivelare la notizia è Focus, secondo il quale un team di ricercatori di Meta, la società detentrice di Facebook, Instagram e Whatsapp, avrebbe sviluppato una intelligenza artificiale capace di leggere nei pensieri delle persone traducendoli in parole.
L’algoritmo, però, allo stato attuale sembra essere ancora grezzo e funziona soltanto sui testi degli audiolibri utilizzati per il suo addestramento. Il principio sulla quale funziona è relativamente semplice: riesce ad estrapolare il testo dell’attività cerebrale mentre il paziente ascolta la narrazione. Questo però rende la nuova tecnologia molto limitata; il prossimo passaggio, infatti, sarà quello di estendere la sua capacità in modo che possa funzionare anche senza un dataset predefinito che la supporti.
Ma come può, nello specifico, un’IA riuscire a decodificare i complessi linguaggi del nostro cervello? Nel cervello umano l’area destinata alla formazione del linguaggio e alla sua comprensione è separata da quella che gestisce i movimenti del nostro corpo. I ricercatori di Meta, quindi, sono riusciti a mettere a punto il loro progetto, sfruttando questa divisione strutturale.
Durante l’esperimento i ricercatori hanno chiesto a 169 volontari di sottoporsi ad una risonanza magnetica ed elettroencefalogramma mentre ascoltavano la lettura degli audiolibri; dopo ben 150 ore di registrazione è stato possibile mostrare nel dettaglio l’attività cerebrale durante la comprensione del testo. Le immagini, però, erano “disturbate” da un rumore di fondo che rendeva più difficile isolare l’attività del cervello impegnato nella comprensione degli audiolibri; ma, per ripulire il segnale cerebrale, i ricercatori hanno semplicemente riadattato un vecchio algoritmo di IA sviluppato nel 2020 che serviva per estrarre una traccia nitida da un file audio registrato in un ambiente rumoroso.
La tecnologia, così messa a punto, è in grado di decifrare l’attività di creazione delle parole nel cervello e riprodurla sotto forma di file testuale o audio. Questo rappresenta una svolta in campo medico perché potrebbe aiutare migliaia di pazienti che, come già detto, non sono più in grado di comunicare con l’ambiente esterno; ciononostante, violare la mente umana, forse il più grande simbolo del nostro concetto di privacy, leggendone i pensieri, solleva non pochi problemi di natura etica.
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