di Enrico Tiberio Romano
La scienza è in grado di mettere in relazione elementi che parrebbero totalmente distaccati l’uno dall’altro, come in questo caso. Scopri il nuovo studio dell’università ebraica di Gerusalemme circa il legame tra autismo e inquinamento.
Legame tra autismo e inquinamento, ecco i dati
L’esposizione prolungata a sostanze come il particolato fine e gli ossidi di azoto, può avere un impatto significativo sul rischio di sviluppare disturbi dello spettro autistico. Questa è la conclusione a cui è giunta una ricerca condotta dall’Università di Gerusalemme e resa pubblica su BrainMedicine, rivista che si occupa principalmente di scienza e neurologia.
Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio, il legame tra questi due aspetti risulterebbe evidente soprattutto nelle fasi più delicate dello sviluppo cerebrale. La fase prenatale e la prima infanzia infatti sono momenti delicati e le variazioni dovute alle sostanze inquinanti possono condurre a effetti a cascata potenzialmente gravi.
I due ricercatori, Shashank Kumar Ojha e Haitham Amal, hanno identificato inoltre i due canali principali attraverso cui queste mutazioni neurologiche hanno luogo. Gli agenti inquinanti più comuni possono causare infiammazioni o interferire con dei neurotrasmettitori, ma possono anche provocare modifiche nei geni o nel metabolismo. Basti pensare che ad aggravare il quadro c’è la recente scoperta per cui il particolato più fine sarebbe addirittura in grado di oltrepassare la placenta.
“La ricerca suggerisce che gli individui con predisposizione genetica ai disturbi dello spettro autistico potrebbero essere più vulnerabili agli effetti dannosi dell’esposizione all’inquinamento atmosferico. Questa interazione tra fattori genetici e ambientali apre nuove strade per comprendere le complesse cause dell’autismo” ha affermato Amal nel commento ai risultati.
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