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Un sopravvissuto all’attentato di Manchester scala il Kilimangiaro in sedia a rotelle

di Gabriele Nostro

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Il 22 maggio 2017 Martin Hibber e la figlia allora 14enne erano andati alla Manchester Arena per assistere al concerto di Ariana Grande. Quel triste giorno, nella città inglese si verificò il malamente celebre attentato di Manchester.                                                       

Salman Abedi, il responsabile dell’atto terroristico, uccise 22 persone; a queste si addizionarono, nel resoconto dei danni umani, un grande numero di feriti. Trovarono posto nella seconda categoria di sventurati anche il padre e la figlia prenominati: a Martin è stata velocemente riscontrata una lesione irreversibile alla colonna vertebrale, alla ragazzina, invece, era stato subito detto che non avrebbe potuto più vedere, parlare o camminare. Da quel giorno in poi, il modo di intendere la vita di entrambi i sopravvissuti è irrimediabilmente cambiato.

La scalata del Kilimangiaro: una sfida d’importanza vitale

Secondo quanto riportato da TGCOM24, al fine di “dare un senso alla sua sopravvivenza” il signor Hibber ha deciso di immolarsi nel compimento in un’ardua sfida, mai prima d’ora concretizzata da alcun essere umano; scalare il Kilimangiaro su una sedia a rotelle.

Per completare la salita (di 5685 metri) Martin ha impiegato ben cinque giorni, in ognuno dei quali si è impegnato a percorre una tappa di 12-14 ore. Hanno accompagnato l’uomo nell’iniziativa un gruppo di amici e due infermiere che lo avevano seguito dopo l’operazione, avvenuta anni prima. Giunto sulla vetta del monte, il valoroso ha dichiarato d’aver “voglia di piangere e ridere insieme”; le emozioni, forti e senza dubbio contrastanti, hanno assunto un valore astruso e parecchio passionato.

In promozione della forza dei diversamente abili, Martin ha portato con sé una foto della figlia, commentandola:

“È la mia principessa. Le ho detto che quando anche lei avrà finito di scalare la sua montagna e ricomincerà a camminare, sarà d’ispirazione per tutto il mondo. Dovevo dare un senso al fatto che ero sopravvissuto, dovevo essere utile a qualcosa, ed eccolo questo qualcosa: cambiare le mentalità sull’handicap”.

L’avventura ha avuto, tra i vari scopi, anche quello di pubblicizzare una raccolta fondi per la Spinal Injury Association.

Kilimangiaro

Kilimangiaro (@Shutterstock)

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