Attualità

Salario minimo, ecco i dati sul gender gap

Avere un salario minimo, secondo i dati sul gender gap, è qualcosa che avvantaggia più le donne che gli uomini. Ma perché?

Ce lo spiega la struttura mercato del Lavoro dell’INAPP (Istituto Nazionale per le Analisi delle Politiche Pubbliche), attraverso l’elaborato denominato “Gender policies report“.

Cosa afferma questo elaborato?

Nell’elaborato si parte dalla realtà di questo particolare periodo di ripresa “post pandemia”, che per le donne va decisamente a ricadere sulla precarietà.

Secondo i dati raccolti, il 49,6% dei contratti lavorativi appartenenti a delle donne è a tempo parziale. La percentuale scende notevolmente se guardiamo i contratti appartenenti agli uomini, che corrisponde al 26,6%.

L’INAPP ha sottolineato poi che, se si vuole davvero colmare il gender gap tra donne e uomini in ambito lavorativo, è necessario smettere di utilizzare politiche di lavoro neutre e passare a politiche mirate, basate sulle diverse necessità degli individui.

Alcune dichiarazioni dell’INAPP

Il presidente dell’INAPP, Sebastiano Fadda ha constatato che “…in questo anno e mezzo di pandemia le donne hanno dovuto affrontare uno stress test particolare. Hanno dovuto moltiplicare gli sforzi e spesso trovandosi di fronte al bivio di scegliere tra lavoro e famiglia”.

“L’aumento delle diseguaglianze di genere è cresciuto e parte da un lato strutturale dell’occupazione che vede al 67,8% il tasso di occupazione degli uomini e al 49,5% quello delle donne“.

“È chiaro che la pandemia non ha fatto che allargare questo divario, per questo occorre intervenire non tanto con bonus o iniziative spot ma iniziando ad adottare, sin dalla fase di progettazione, una valutazione di quali possono essere gli effetti su uomini e donne di politiche concepite come universali e quindi neutre“.

Che impatto ha quindi il salario minimo?

Il salario minimo al momento è stato introdotto in 21 Paesi europei. In questi Stati, il 60% delle persone che lo ha percepito sono state donne. Ciò significa che prima, ricevevano delle retribuzioni sotto quella soglia. In modo particolare, in Germania, Polonia, Portogallo e Irlanda si sono rilevati effetti positivi sulla riduzione del gender pay gap.

In Germania, ad esempio, è passato dal 19,6% al 17,1%, mentre in Irlanda il gap si è ridotto notevolmente, passando dal 26% al 5%.

Secondo INAPP, se venisse introdotto in Italia un minimo di 9 euro lordi all’ora, ne trarrebbero vantaggio il 16% degli uomini che lavorano a tempo pieno e il 23,3% delle donne.

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di Elena Barbieri

Redazione NCI

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