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Russia, forti accuse sul possibile legame di Kiev con l’attentato

di Alessandro Colepio

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Sono ore delicatissime sul fronte Russia-Ucraina: Mosca è stata scossa duramente dall’attentato di venerdì sera al Crocus City Hall, in cui hanno perso la vita 139 persone e ne sono state ferite circa un altro centinaio. Il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, nelle ore immediatamente successive all’attacco, aveva ribadito la necessità di scovare e punire i mandanti: le indagini, condotte dai servizi di sicurezza interni (FSB), si stanno concentrando sull’esistenza di un possibile legame fra l’Ucraina e gli attentatori.

La strage è stata rivendicata nelle ore immediatamente successive dall’ISIS-Khorasan, un’organizzazione terroristica attiva in Afghanistan e in altri Paesi dell’Asia centrale i cui collegamenti col nucleo centrale dello Stato Islamico non sono ancora chiari. A Mosca, però, vogliono vederci chiaro: il Cremlino ha espresso la volontà di evitare speculazioni prima del termine delle indagini, come riportato dal portavoce Dmitry Peskov. Non è dello stesso parere Alexander Bortnikov, direttore del FSB, che davanti ai microfoni della TASS ha rivolto accuse pesanti verso l’Ucraina.

Le accuse che arrivano dalla Russia

Le parole di Bortnikov non lasciano certo spazio all’interpretazione. Il direttore dei servizi di sicurezza ha dichiarato che gli attentatori sono stati addestrati da Kiev in Medio Oriente e che le indagini preliminari indicano un coinvolgimento congiunto di Ucraina, Stati Uniti e Regno Unito. La Russia, sempre secondo Bortnikov, reagirà con azioni di rappresaglia in territorio ucraino e in particolare si concentrerà su Kirylo Budanov, capo dei servizi segreti militari di Kiev, considerato da Mosca un criminale e un obiettivo di guerra.

Bortnikov ha infine aggiunto che l’Ucraina si preparava ad accogliere gli attentatori come eroi nazionali, prima che venissero arrestati dalle forze armate russe. Versione confermata anche da Putin, intervenuto ieri dopo tre giorni dall’attentato.                                                         “Dobbiamo capire perché i terroristi volevano andare in Ucraina e chi li aspettava là“, queste le parole dell’appena rieletto Presidente, che non ha poi perso l’occasione di puntare il dito contro gli Stati Uniti, accusati di voler convincere il mondo dell’innocenza di Kiev.

Conflitto Russia-Ucraina

Putin (@Shutterstock)

Gli ultimi aggiornamenti

Nel frattempo, il conto degli arresti è salito a otto persone: i quattro tagiki, considerati gli esecutori materiali dell’attentato, e altri quattro che invece sono sospettati di aver collaborato. Le immagini dei terroristi catturati e torturati dall’esercito russo hanno fatto il giro del mondo, ma il portavoce del Cremlino Peskov non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulla questione.

Mentre la Russia piange le sue vittime e indaga a fondo sulla vicenda, diversi esponenti politici dell’Unione Europea si sono schierati dalla parte dell’Ucraina: Peter Stano, portavoce della politica estera UE, ha invitato Putin a non usare l’attentato come un pretesto per giustificare un aumento degli attacchi verso Kiev. Dello stesso parere è il nostro Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha sottolineato la mancanza di prove che collegano l’Ucraina all’ISIS-Khorasan.

Le indagini condotte da Mosca sono ancora in una fase preliminare, ma l’obiettivo della Russia è chiaro: vendicare i morti e punire i colpevoli. Le dichiarazioni dello storico braccio destro di Putin (nonché ex Presidente della Federazione Russa) Dmitry Medvedev, sono una vera e propria dichiarazione d’intenti: “Gli attentatori dovrebbero essere uccisi, è necessario. Ma dovrebbero esserlo anche tutte le persone coinvolte: chi ha pagato, chi ha aiutato, chi ha simpatizzato. Dobbiamo ucciderli tutti“.

Le conseguenze dell’attentato di Mosca sono ancora tutte da valutare, e la situazione geopolitica dell’Europa orientale somiglia sempre più ad una polveriera pronta ad esplodere. La via della pace, dopo i fatti del Crocus City Hall, si sta allontanando sempre di più.

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