Rinnovo triennale a circa 10 milioni complessivi e 100 milioni di euro spesi sul mercato secondo le sue precise indicazioni: erano questi presupposti della permanenza di Daniele De Rossi sulla panchina della Roma anche per questa stagione, e tutto faceva pensare che DDR avesse la totale fiducia della proprietà.
Eppure, dopo solo 4 giornate e 3 punti conquistati, i Friedkin hanno deciso di esonerarle il tecnico ostiense. La panchina giallorossa passa a Ivan Juric, arrivato in queste ore a Trigoria per dirigere il suo primo allenamento coi giallorossi. La scelta della proprietà ha spaccato in due l’ambiente romanista, fortemente legato al suo ex capitano nonostante i risultati deludenti di questo inizio campionato. De Rossi è il primo allenatore esonerato della Serie A 24/25: l’anno scorso questo infausto primato è toccato a Paolo Zanetti dell’Empoli.
È doveroso partire da un presupposto fondamentale: nonostante i grandi investimenti dei Friedkin, De Rossi ha dovuto affrontare almeno due situazioni di grande difficoltà. La prima riguarda la permanenza di Paulo Dybala, promesso sposo del campionato arabo e già sostituito -tecnicamente e spiritualmente- con l’arrivo di Matias Soulé. Alla fine non s’è fatto nulla, la Joya è rimasta a Roma ed ha costretto De Rossi a cambiare i suoi progetti per quanto riguarda la fase offensiva, finendo per escludere dagli 11 titolari prima uno e poi l’altro.
L’altra questione attiene ad alcuni giocatori di sistema che l’ormai ex tecnico giallorosso aveva fortemente voluto: parliamo di Saelemaekers, vero jolly tuttofare che starà fermo ai box per un paio di mesi, e i due richiestissimi difensori centrali. È vero, alla fine la Roma è riuscita ad accordarsi con Hermoso e Hummels, due giocatori di altissimo livello, ma è anche vero che entrambi sono arrivati a campionato già iniziato e non hanno avuto modo di entrare al meglio negli schemi tattici dell’allenatore. Senza contare poi che Dobvyk, Koné e Le Fée sono giocatori voluti fortemente da De Rossi e non necessariamente adatti alle idee di Juric, che tornerà su una panchina di Serie A a pochi mesi dalla fine della sua avventura nella Torino granata.
Solo il prossimo futuro potrà dirci se la scelta dei Friedkin, arrivati personalmente a Roma per risolvere la questione, possa essere positiva per la stagione in corso. Sia chiaro, le prime quattro partite della Roma sono state ampiamente insufficienti, eppure DDR ha fatto vedere cose buone nel corso della scorsa stagione, riuscendo a raccogliere la fiducia dei giocatori e dei tifosi dopo la dolorosa separazione da José Mourinho.
In questa stagione è riuscito a strappare uno 0-0 in casa della Juventus, mentre col Genoa è veramente difficile trovargli colpe: il gol di De Winter arriva al 95′ dopo una serie di inspiegabili errori individuali dei giallorossi. Le prime due uscite stagionali, contro Cagliari ed Empoli, sono state entrambe insufficienti, ma bisogna anche considerare che sono arrivati tanti giocatori nuovi e non è sempre facile riuscire a trovare subito la quadra tattica giusta.
De Rossi è un tecnico giovane, che nonostante tutto ha fatto vedere di non essere uno sprovveduto. Ha risollevato una Roma in crisi, portandola fino al sesto posto, ed ha gestito in maniera praticamente perfetta tutte le pressioni esterne allo spogliatoio. La scelta della proprietà è forte: esonerare dopo 4 giornate una figura competente e amata in toto dal popolo romanista è una chiara dimostrazione di forza, come a dire “Qui nessuno è intoccabile“.
Ora toccherà a Juric inserirsi in punta di piedi nel mondo giallorosso: l’allenatore croato trova una squadra demoralizzata e una tifoseria più scontenta che mai. A lui il compito di riunire i cocci e prendersi in mano la Roma.
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