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Robot “viventi” da cellule umane: la nuova scoperta

di Matteo Cividini

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Uno studio pubblicato su Advanced Science dai team della Tufts University e dell’Harvard University’s Wyss Insitute ha portato alla creazione di minuscoli robot viventi, chiamati Anthrobots, che in futuro potrebbero servire per guarire tessuti danneggiati negli esseri umani. In precedenza gli stessi scienziati impegnati i questa ricerca avevano dato vita ad altri robot viventi partendo dalle cellule prelevate da embrioni di rana artigliata africana. A differenza di questi ultimi, per gli Anthrobots il pool di studiosi è partito da cellule di trachea umana.

La ricerca si è concentrata su queste cellule per via della facilità con cui potevano essere reperite per via del Covid-19 e perché le cellule tracheali umane possiedono delle “ciglia” che secondo gli scienziati avrebbero permesso ai robot di muoversi.

A cosa potranno servire i robot?

Gli scienziati per il momento hanno svolto diversi esperimenti anche se tutto è ancora in una fase iniziale. L’obiettivo finale è quello di capire se i robot potranno avere applicazioni in campo medico. Per fare questo il pool di studiosi ha cercato di studiare in laboratorio se gli Anthrobots fossero in grado di muoversi su neuroni umani, i risultati sono incoraggianti anche se il meccanismo di azione è ancora ignoto. Sull’esperimento si è espresso anche Falk Tauber, capogruppo del Centro per i Materiali Interattivi e le Tecnologie Bioispirate all’Università di Friburgo dicendo che “hanno mostrato un comportamento sorprendente”.

Tauber ha anche aggiunto che i bio-robot potrebbero essere utilizzati per diversi scopi.

Per quanto riguarda la questione etica, Michael Levin (autore dello studio) non pare preoccupato e dichiara: “Hanno un ambiente molto circoscritto, non c’è possibilità che escano o vivano fuori dal laboratorio”.
Non resta che aspettare nuovi sviluppi di questo studio che potrebbe portare grosse novità in  campo medico e non.

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