L’11 agosto di otto anni fa se ne andava Robin Williams, attore simbolo di un’intera generazione. Interprete di film indimenticabili, lo ricordiamo con il suo volto gioioso e sempre sorridente, capace di far avvicinare al cinema persone di tutte le età…
C’è chi l’ha conosciuto con un camice bianco e un nasone rosso da pagliaccio. C’è chi lo ha visto duellare con Capitan Uncino a colpi di spada, oppure salire in piedi su un banco di scuola. Chi poi se ne è innamorato, nonostante fosse travestito da stramba signora. Ma in qualunque situazione abbiamo incontrato il suo volto, il risultato è sempre stato lo stesso: ce ne siamo innamorati. Perché il volto di Robin Williams è uno di quelli che parlano al cuore, con i suoi occhi sempre accesi e un sorriso paterno e amichevole allo stesso tempo.
Otto anni fa ci lasciava l’uomo che ha rappresentato tutto questo, un attore capace di misurarsi con i ruoli più disparati, Re della risata ma anche in grado di regalare profonde performance drammatiche. Un viso che troppo presto ha smesso di regalarci la sua presenza sul grande schermo, lui che a quel grande schermo ha fatto avvicinare un’intera generazione di ragazzi nati tra gli anni ’80 e ’90. Perché per decenni il nome di Robin Williams ha significato, per milioni di persone in tutto il mondo, una singola cosa: l’amore incondizionato per il cinema, per le sue storie e per i suoi volti familiari. Un po’ come il suo, bonario e sorridente, amato da tutti come uno di famiglia.
Nato nel 1951 da una famiglia agiata, fin da giovane Robin Williams intraprende la strada della sua passione, quella dell’attore teatrale. Straordinario mimo e istrione, ben presto arriva alla televisione, fino al debutto cinematografico negli anni ’80; poi la consacrazione con “Good Morning, Vietnam” nel 1987, seguito due anni più tardi da uno dei suoi ruoli più iconici, quello del professor Keating in “L’attimo fuggente“.
Da qui una sfilza di pellicole memorabili: da “Hook – Capitan Uncino” a “Mrs. Doubtfire“, da “Jumanji” a “Will Hunting“, passando per “Patch Adams” e il più recente “Una notte al museo“. Con uno sguardo amabile e degli occhi brillanti, Williams riusciva ad infondere in ogni suo personaggio una forza vitale inconfondibile, capace di conquistare i cuori di milioni di spettatori in tutto il mondo. Una persona amata da tutti, eppure alle prese con una profonda depressione (nonché con una patologia degenerativa scoperta solo dopo la sua morte). Un uomo che è impossibile non ricordare sorridente, ma che tragicamente l’11 agosto del 2014 si è tolto la vita.
E forse è stata proprio la sua morte l’ennesimo insegnamento che la figura di Robin Williams ci ha lasciato. La scoperta che, anche dietro un sorriso, si può celare il dolore e la tristezza di un uomo. Un insegnamento tanto duro quanto inaspettato, a testimoniare che, per i giovani cresciuti insieme a lui, era giunto il momento di crescere. E così addio Peter Pan, addio professor Keating, addio signorina Doubtfire. Addio Patch Adams, col tuo nasone rosso e la tua voglia di strapparci un sorriso. E grazie a te, Robin, per ogni volto che ci hai regalato.
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