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“Rischio di fuga”: l’Eritrea rinuncia alle Qualificazioni ai Mondiali

di Gianluca Scognamiglio

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Ha dell’incredibile quanto si apprende dalla FIFA circa le prossime Qualificazioni ai Mondiali 2026. I gironi preliminari africani, infatti, perderanno una protagonista per un motivo “assurdo”. L’Eritrea non potrà partecipare alla competizione per decisione del dittatore Afwerki: vediamo i dettagli di questa vicenda piuttosto particolare.

Eritrea fuori dalle Qualificazioni Mondiali

I Mondiali in Canada, Messico e Stati Uniti prenderanno il via tra poco più di due anni e mezzo ma è già tempo di pensare alle qualificazioni. Se nel nostro continente il discorso verrà aperto dopo i prossimi Campionati Europei, in Africa i gironi preliminari hanno preso il via proprio oggi, 15 novembre. Tuttavia, prima dell’inizio della competizione, una Nazionale ha annunciato il proprio ritiro.

L’Eritrea, infatti, non prenderà parte alle qualificazioni, lasciando vacante il proprio posto nel Gruppo E, composto da Marocco, Zambia, Congo, Niger e Tanzania. La ragione dietro questa decisione è alquanto particolare: il dittatore del Paese, Isaias Afwerki, ha di fatto vietato ai propri calciatori dei viaggi al di fuori dell’Eritrea. Il motivo riguarderebbe la possibilità che i giocatori possano sfruttare le trasferte per richiedere asilo in altri Stati.

Una Nazionale ai margini del panorama calcistico

La Nazionale dell’Eritrea non gioca una partita ufficiale da quasi quattro anni. L’ultimo incontro disputato dai “Ragazzi del Mar Rosso” risale al gennaio 2020, in amichevole contro il Sudan. Di conseguenza la compagine africana è scomparsa anche dal Ranking FIFA per Nazioni, non avendo più alcun punto. La situazione non è però nuova agli organi competenti: una ricerca del Guardian stima che dal 2009 a oggi siano stati ben sessanta i calciatori eritrei che hanno sfruttato le trasferte per scappare, richiedendo asilo politico all’estero.

“Una situazione – spiega l’Human Rights Watch – dettata dal comportamento del governo dell’Eritrea, che sottopone la sua popolazione a una repressione diffusa, tra cui il lavoro forzato e la coscrizione, severe restrizioni alla libertà di espressione, opinione e fede.” Insomma, si tratta di un’altra storia che, sebbene all’inizio possa far sorridere, cela in realtà l’ennesima situazione triste di un Paese ai margini del panorama mondiale, non soltanto calcistico…

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