Camera dei Deputati (@Shutterstock)
Nella giornata di ieri, 3 novembre, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge per una riforma costituzionale volta a estendere il suffragio universale per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, così come un ampliamento dei poteri di quest’ultimo. Si tratta, come l’ha definita Giorgia Meloni, della “madre di tutte le riforme“, e sulla carta un effettivo segnale di cambiamento e rinnovamento rispetto all’attuale status quo, all’insegna di una parola d’ordine: stabilità. Ma come raggiungerla? Andiamo quindi a scoprire le principali novità…
Nel corso della campagna elettorale, Fratelli d’Italia aveva sostenuto con forza l’idea di eleggere direttamente il Presidente della Repubblica; il disegno di legge, tuttavia, sembra voler conferire una impronta di maggiore rilievo al ruolo del Primo ministro, distanziandosi, almeno per ora, da quanto dichiarato più di un anno fa. In ogni caso, tutte le modifiche approvate richiederanno ancora molti mesi di discussioni, così come l’eventuale duplice approvazione da parte di 2/3 delle Camere; se dovesse naufragare, una delle alternative possibili è il referendum popolare.
Il riassunto del disegno di legge, proposto dalla Presidente Giorgia Meloni e dal Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, si districa lungo una serie di snodi fondamentali:
Il primo punto è anche quello di maggiore rottura rispetto alla tradizione democratica e costituzionale che ha guidato l’Italia nella sua storia repubblicana. Il Primo ministro, infatti, è una figura scelta dal Presidente della Repubblica, dietro consiglio delle forze di maggioranza; il disegno di legge, tuttavia, andrebbe a conferire in maniera diretta al popolo la sovranità sul nome che, nei successivi 5 anni, sarebbe a capo dell’Esecutivo.
Nella scheda elettorale, insieme al rinnovo delle Camere, sarebbe quindi possibile votare anche il Primo ministro; si tratterebbe di un cambiamento di rilievo nell’alveo di una democrazia parlamentare come la nostra. Non c’è, tuttavia, solamente questa novità:
“Si prevede, inoltre, che il Presidente del Consiglio sia eletto nella Camera per la quale si è candidato e che, in ogni caso, sia necessariamente un parlamentare“.
Il premierato, secondo questo disegno, diventerebbe una prerogativa dei parlamentari; un cambiamento, questo, che andrebbe quindi a rendere più difficile l’eventuale nascita di governi tecnici o il fatto che, come è stato fino a pochi anni fa, il Capo di Stato scelga un vertice dell’Esecutivo esterno al Parlamento. Il 13 febbraio 2021, infatti, nasceva il cosiddetto “Governo Draghi“, guidato dall’economista romano che era indipendente dalle Camere; quest’ultima eventualità, pertanto, diventerebbe impossibile.
Giorgia Meloni (@Shutterstock)
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