di Redazione Network NCI
Sono passati 15 anni da quando Red Dead Redemption è entrato nella vita di milioni di giocatori, lasciando un’impronta indelebile. La sua forza non stava solo nel gameplay, ma nella capacità di raccontare un’America brutale e malinconica, attraverso lo sguardo disperato di John Marston. Con il tempo, il suo ricordo è quasi svanito dietro altri nomi, ma oggi è il momento di rispolverarlo e rendergli giustizia.
Red Dead Redemption e la corsa finale di John Marston
Quando uscì nel 2010, Red Dead Redemption fu più di un semplice successo: fu un punto di svolta. Rockstar Games riuscì a prendere l’immaginario cinematografico del western e trasformalo in un vero e proprio videogioco, immersivo e toccante. Ma il cuore pulsante dell’intera opera era lui: John Marston. Non un eroe e neanche un anti-eroe. Solo un uomo.
John era un ex fuorilegge, trascinato con violenza in un gioco più grande di lui. Il governo lo ricattava, costringendolo a inseguire fantasmi del passato per salvare ciò che gli restava: sua moglie e suo figlio. Ma in quel viaggio, tra terre desolate e città corrotte, emergeva un’umanità sincera e dolorosa. Ogni gesto, ogni sguardo di John raccontava il peso delle sue scelte, la sua volontà di cambiare, di essere migliore per sé stesso, ma soprattutto per chi amava.
Il finale, ormai inciso nella storia videoludica, è la perfetta sintesi del sacrificio e della redenzione. Nessuna glorificazione, nessuna vittoria. Solo una porta che si apre, una fucilata che spezza il silenzio, e un figlio che raccoglie l’eredità di un padre morto da uomo libero. Un finale amaro, ma indimenticabile.
Red Dead Redemption è memoria viva, non solo un gioco
Oggi, dopo l’arrivo di Red Dead Redemption 2, molti occhi si sono voltati verso Arthur Morgan, personaggio tanto complesso quanto meraviglioso e protagonista di un prequel che ha ridefinito il modo stesso di costruire mondi narrativi nei videogiochi. Ma in quell’oceano narrativo, John Marston ha rischiato di affogare. eppure, chi ha vissuto il primo capitolo sa che John è il simbolo originario di quell’universo.
Red Dead Redemption è un ricordo che torna, nitido, ogni volta che si parla di selvaggio west, oppure ogni volta che bisogna galoppare a cavallo. È un gioco che non invecchia, che non si spegne. Perché non si trattava solo di sparare o cacciare taglie, si trattava di vivere una storia. Una storia che parlava di perdono, di perdita, di famiglia e di redenzione.
John Marston era il volto stanco di un mondo in declino. Un uomo stanco di combattere, ma pronto a farlo un’ultima volta, per amore. A quindici anni dalla sua uscita, Red Dead Redemption resta un’opera fondamentale, una lettera malinconica spedita dal passato. John, con le sue cicatrici e la sua umanità, resta uno dei personaggi più veri e struggenti mai apparsi in Red Dead Redemption e nell’intero panorama videoludico.
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Articolo di Pieralessandro Stagni
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