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Realtà virtuale e medicina: il VR a disposizione dei futuri medici

di Erik Veronese

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L’evoluzione tecnologia investe ogni aspetto e ambito della nostra vita, dalla telefonia allo svago, dalla mobilità passando per la medicina. Il progresso scientifico avanza a ritmo serrato e sta portando l’umanità verso nuovi confini. Negli ultimi anni la tecnologia è stata protagonista di un notevole miglioramento, raggiungendo l’apice nei giorni scorsi con gli scatti realizzati grazie al James Webb Telescop. Le innovazioni tecnologiche, però, non provengono solamente dalle avanguardie come la NASA o Tesla. Seppur abbia una risonanza mediatica inferiore, anche il progresso della realtà virtuale in ambito videoludico può offrire delle opportunità di rilievo nella vita quotidiana di ognuno di noi.

Le potenzialità della realtà virtuale, e dei visori che la rendono possibile, sono riconosciute dagli esperti del settore. Tuttavia, questo nuovo confine viene visto come un traguardo ancora da raggiungere, relegando le tecnologie connesse a questo settore a un ruolo marginale. Ciononostante, nel settore medico sono stati fatti dei passi avanti. Infatti, l’Università di Ulm ha messo a disposizione agli studenti di medicina un laboratorio VR, in cui i ragazzi possono imparare attraverso dei modelli in 3D.

Realtà virtuale: il futuro della medicina?

Il laboratorio dell’università tedesca permette agli aspiranti medici di studiare gli organi attraverso modelli 3D degli stessi. Claudia Grab, ricercatrice presso l’Università di Ulm, ha dichiarato durante un’intervista a Medical Expo che l’utilizzo del VR e della realtà virtuale aiuta gli studenti privi di una buona capacità visiva-spaziale a migliorare le proprie abilità. Inoltre, la possibilità di simulare, almeno in parte, un intervento prepara i futuri medici a gestire l’ambiente che li circonda; imprevisti e variabili si possono imparare a gestire durante l’apprendimento in laboratorio. La ricercatrice sottolinea, però, che questa modalità di apprendimento non può sostituire l’esperienza “sul campo”, ma che si debba utilizzare semplicemente come supporto.

 

realtà virtuale

Medici in tenuta anti virale (@Shutterstock)

 

Anche la Boise State University e l’ateneo dello Utah si stanno muovendo in questo campo. Le due università, infatti, stanno collaborando tra loro, e con il Therapeutic Games & Apps Lab, per mettere a punto una piattaforma VR che permetta agli aspiranti medici di confrontarsi con i pazienti circa le barriere sociali e culturali che possono crearsi in seguito ad un trauma o a un intervento. Il progetto dell’Università dello Utah ha l’obiettivo di abbattere quegli ostacoli, fisici o socioculturali, che non favoriscono il recupero post-dimissione. Il programma che stanno promuovendo le due università statunitensi cerca di ampliare il concetto di malattia, non più inteso come un mero disagio fisico, ma visto come un vero fatto sociale.

Una finestra sull’Italia

Quando sentiamo parlare di progresso scientifico-tecnologico tendiamo a guardare oltreoceano, dimenticandoci che anche in Italia abbiamo delle eccellenze. Al Gemelli Training Center, infatti, come spiegato dal direttore e professore Raffaele Randolfi, è possibile utilizzare la realtà virtuale per effettuare la simulazione dell’intervento da svolgere. Questo permette ai discenti di apprendere lontani dalla sala operatoria, e di verificare e capire gli eventuali errori commessi. Il professor Randolfi spiega poi come la riproduzione dell’intervento coinvolga anche emotivamente il medico, esposto ad un maggior margine di errore.

La realtà aumentata permette di migliorare l’apprendimento degli studenti universitari e di formare, di conseguenza, medici migliori e più prepararti. Investire in queste tecnologie permetterà in futuro di offrire servizi migliori a dottori e pazienti, migliorando l’esperienza pre-operatoria e post-operatoria.

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