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Rayan Cherki, la panacea di tutti i mali dell’Italia?

di Redazione NCI

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Nell’ultima partita contro la Germania, a San Siro la nazionale italiana perde mostrando tutte le proprie luci ed ombre. Se da una parte dimostra di avere un gran centrocampo, dall’altra dimostra grandi lacune. Nel reparto difensivo, ma soprattutto in attacco, dove prima Raspadori e Maldini non sono riusciti a dimostrarsi quei “fantasisti” di cui la nazionale avrebbe bisogno. Ma come si risolverebbe questo problema?

Chi è Rayan Cherki?

Guardando al calcio d’oltralpe, si può notare un nome su tutti tra quelli che circolano insistentemente nei tabellini delle partite: Rayan Cherki. Classe 2003, è un centrocampista offensivo, che predilige agire dietro una punta, svariando anche sulle fasce, dove si adatta alla perfezione. Molto bravo negli spazi stretti e nell’uno contro uno, ottime sono le sue doti tecniche e la sua capacità di saltare l’uomo.

Dopo aver fatto tutta la trafila delle giovanili all’Olympique Lione, dal 2019 (a soli 16 anni) si è aggregato alla prima squadra, con cui ha già disputato 138 partite nel solo campionato, senza contare le competizioni europee. Titolare inamovibile dell’OL, quest’anno in Ligue 1 ha già collezionato 6 gol e 9 assist in 22 partite, oltre ai 2 gol e 8 assist in 10 partite di Europa League.

Nato in Francia da genitori algerini, ha deciso di rappresentare i blues per tutte le selezioni giovanili fino alla nazionale olimpica e all’Under 21, di cui attualmente fa parte. Ha origini italiane da parte di padre, cosa che lo rende convocabile anche per la nazionale maggiore italiana. Ma perché potrebbe servire alla nazionale?

Fantasia al potere

Tra le principali carenze dell’attacco dell’Italia nelle ultime partite contro i teutonici spicca sicuramente l’assenza di un giocatore capace di costruire e tentare la giocata, qualità a cui Cherki ha abituato non poco. Quest’anno, la sua statistica dei dribbling in campionato parla chiaro: quasi gli stessi di un gran giocatore come Ademola Lookman, ma due percentuali di riuscita diverse. Il nigeriano si attesta sul 36%, mentre il futuribile oriundo al 53%.

Inoltre importante è la sua versatilità: può giocare su ogni fronte della trequarti. A destra, a sinistra, ma soprattutto al centro, dove farebbe estremamente comodo a Spalletti. Perché è proprio lì che il CT azzurro non è ancora riuscito a trovare la pedina perfetta per completare lo scacchiere del suo nuovo 3-5-1-1. In quella posizione si sono alternati Pellegrini, Raspadori e Maldini, prima del rientrante Barella, che nell’Inter gioca sulla mediana.

Inoltre è importante notare la facilità con cui il ragazzo riesce a trovare la porta: 2.32 tiri tentati in media a partita, di cui oltre la metà indirizzati verso la rete. Attualmente, nella rosa dell’Italia solo Retegui e Kean hanno fatto meglio in campionato. Un altro indizio di come, con il suo mancino, Cherki possa rivelarsi un’arma formidabile per affondare il colpo nelle difese avversarie.

Luciano Spalletti (@Shutterstock)

Ma è necessario naturalizzare?

Molte persone si chiedono però se il naturalizzare nuovi giocatori non sia un segno della mancanza di qualità dei giocatori italiani. La domanda non ha una risposta certa: è vero che in molti altri Paesi vi si ricorre per aggiustare le proprie falle (guardare la Spagna campione d’Europa, con i suoi centrali difensivi scippati a Francia e Paesi Bassi), ma di solito si tratta di calciatori figli di persone di quella nazionalità o cresciuti calcisticamente nel paese della nazionale, non tramite avi, dove spesso questi non conoscono la lingua della nazione che andranno a rappresentare.

Da considerare inoltre come Spalletti si ostini a non convocare Orsolini, che sta disputando un ottimo campionato e potrebbe essere una risorsa importante. Da considerare anche Esposito, ottima promessa che però il CT azzurro ha preferito mandare a giocare le amichevoli disputate dall’Under 21. Forse il talento non manca, ma manca in quel ruolo un giocatore straripante, che potremmo inserire nelle rotazioni.

Dulcis in fundo, il problema dell’integrazione: non è detto che il giovane riesca ad adeguarsi al gioco della nazionale, essendo abituato ad altri tipi di tattiche. Però è anche vero che Retegui, dopo un periodo di assestamento a seguito della sua convocazione shock da parte di Mancini, sta disputando la sua miglior stagione da calciatore, divenendo capocannoniere della Serie A.

Insomma, sicuramente il ragazzo si farà ed è già a questa giovane età un ottimo giocatore. Ma in caso venisse convocato, non dovrebbe diventare né la “panacea di tutti i mali”, ma nemmeno il “parafulmine” della squadra. Se scegliesse di rappresentare i nostri colori, diamogli tempo, perché Cherki potrebbe diventare uno di quei giocatori che da troppo tempo manca all’Italia.

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Articolo di Francesco Caffi

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