Il 28 giugno 2023 è arrivato in Italia “Indiana Jones e il quadrante del destino“, quinto capitolo della saga ideata da Steven Spielberg, George Lucas e Philip Kaufman. Per celebrare il ritorno al cinema dello storico franchise, noi di NCS abbiamo pensato ad un piccolo quiz sulla saga con protagonista Harrison Ford. Prima di svelare le risposte, però, scopriamo qualche curiosità.
Cosa rende così speciale Indiana Jones? L’abbigliamento iconico? L’umorismo tagliente? Lo sguardo irresistibile? Oppure il fascino d’altri tempi, ben lontano dal classico machismo americano anni ’80 e ’90? Forse è un mix di tutti questi elementi, o forse è solo il nome, talmente perfetto e calzante da risultare inimitabile. Un nome scolpito nell’immaginario collettivo, in grado di far viaggiare con la mente gli spettatori verso luoghi esotici, alla scoperta dei misteri del mondo, lontano dai problemi e dalle incertezze della vita di tutti i giorni. Indiana Jones… Due semplici parole che racchiudono l’essenza del cinema d’avventura…
Ma se vi dicessimo che il nome originale del personaggio era un altro? Nella sceneggiatura iniziale, infatti, Harrison Ford figurava come Indiana Smith. Fortunatamente Spielberg, che detestava quell’appellativo, riuscì a convincere George Lucas, il quale gli rispose: “Se non ti piace Smith, chiamalo Indiana Jones o come ti pare, il film è tuo ora”. Di conseguenza anche il titolo della pellicola, “The Adventures of Indiana Smith“, venne cambiato in “Raiders of the Lost Ark”. Chissà se la storia fosse andata in modo diverso…
Quel che è certo è che gran parte del fascino di Indiana Jones deriva dal suo essere un avventuriero desideroso di conoscenza, ossessionato da antiche civiltà e reperti straordinari. Infatti, nonostante la maschera da professore universitario, Indy è in realtà un indomito ricercatore, sprezzante dei pericoli e sempre pronto a gettarsi nella mischia. Tratti peculiari che Harrison Ford ha saputo valorizzare al meglio con la sua interpretazione. Calato in un contesto storico ben preciso, l’attore ha infuso al personaggio la stessa verve comica e strafottente di Han Solo, regalando momenti di pura e geniale improvvisazione (il duello con lo spadaccino ne “I predatori dell’arca perduta” è da storia del cinema).
In passato, durante alcune interviste, George Lucas e Steven Spielberg hanno dichiarato di essere grandi fan dei fumetti d’avventura di Carl Barks degli anni ’40 e ’50. Per la creazione di Indiana Jones, infatti, si sono ispirati ai suoi racconti, che vedono come protagonista Paperon de’ Paperoni (Zio Paperone). In particolare, la scena d’apertura de “I predatori dell’arca perduta” si rifà ad alcuni avvenimenti narrati nelle storie “Zio Paperone e le sette città di Cibola” e “Zio Paperone e l’oro di Pizarro“.
Prendiamo spunto da Zio Paperone, massimo esperto di cacce al tesoro, per parlare anche del “bottino” guadagnato dal franchise di Indiana Jones. Fin dal 1981, infatti, la saga con protagonista Harrison Ford fu riconosciuta dal pubblico come un instant cult. Uno status cementato nel corso degli anni, che ha portato la quadrilogia ad incassare quasi due miliardi di dollari in tutto il mondo (in attesa dei dati finali sul quinto capitolo).
Per quanto riguarda invece l’apprezzamento della critica, il franchise di Indiana Jones ha vinto ben sette premi Oscar. “I predatori dell’arca perduta” ne vinse 5, tra cui Miglior scenografia, Miglior montaggio, Miglior sonoro, Migliori effetti speciali e Miglior montaggio sonoro. I due capitoli successivi, “Indiana Jones e il tempio maledetto” e “Indiana Jones e l’ultima crociata” ne vinsero uno a testa, rispettivamente per migliori effetti speciali e miglior montaggio sonoro. L’unico film che rimase a mani vuote fu “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo“.
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