Operai (@Shutterstock)
In Italia (e non solo) si assiste a un fenomeno sempre più evidente: aumentano le offerte di lavoro in ambito tecnico e operativo, ma diminuiscono i candidati pronti o disposti a occuparle. Un paradosso che si traduce in posti disponibili che restano… disoccupati. La causa non è riconducibile solo a stipendi poco competitivi o a condizioni lavorative impegnative. A incidere sono soprattutto la percezione sociale delle professioni manuali e tecniche, considerate da molti giovani poco gratificanti, “non alla moda” o prive di prospettive.
Secondo una ricerca condotta da Skuola.net insieme a ELIS, realtà formativa no profit, ben il 41% degli studenti delle superiori dichiara di non voler intraprendere carriere tecnico-pratiche dopo il diploma. Una scelta dettata più da stereotipi culturali che da reali considerazioni sulle opportunità professionali.
Lavoratori in cantiere (@Shutterstock)
Dal monitoraggio condotto da ELIS – che opera in rete con oltre 130 realtà tra grandi aziende, PMI, università e centri di ricerca, emerge una lista di dieci professioni tecniche e operative dove la domanda supera ampiamente l’offerta. Tra queste:
Autista di mezzi pubblici: figura sempre più rara nonostante la centralità nei sistemi di mobilità urbana.
Manutentore ferroviario: indispensabile per la sicurezza della rete ferroviaria, lavora spesso su turni e in team.
Tecnico della fibra ottica: unisce competenze digitali e capacità operative per rendere accessibile internet veloce.
Tecnico fotovoltaico: specializzato nella progettazione e manutenzione degli impianti per le energie rinnovabili.
Operatore elettrico: difficile da reperire anche nel 2025, sia in ambito civile che industriale.
Site Manager di cantiere: il coordinatore tecnico che tiene insieme sicurezza, qualità e tempistiche.
Operaio di manutenzione/produzione: figura chiave del sistema manifatturiero italiano, sempre più digitalizzato.
Front-office agent: professionista dell’accoglienza in hotel, aeroporti e servizi pubblici.
Cameriere di sala: un mestiere sottovalutato che richiede grandi competenze relazionali e organizzative.
Gestore retail: molto più di un commesso: gestisce vendite, clienti, magazzino e team.
Tutte figure spesso considerate “di ripiego”, ma in realtà fondamentali per far funzionare settori strategici del Paese, dalla logistica alla digitalizzazione, dal turismo alla transizione ecologica.
Testamento (@Shutterstock)
Il problema, ormai strutturale, si chiama skill mismatch: le competenze offerte dal mercato non corrispondono a quelle richieste dalle imprese. Eppure, molte delle professioni più cercate potrebbero essere accessibili già dopo un diploma scolastico e un corso di formazione mirata di poche settimane.
Per colmare questo divario, si stanno moltiplicando le academy aziendali e le Scuole dei Mestieri, come quelle promosse da ELIS con il progetto Distretto Italia. Questi percorsi hanno un duplice obiettivo: da un lato formare i nuovi professionisti richiesti dal mercato, dall’altro orientare i giovani verso lavori concreti, ben retribuiti e centrali per il futuro del Paese.
Come sottolinea Pietro Cum, amministratore delegato di ELIS, “è necessario riscoprire il valore dei mestieri tecnici, costruire ponti tra il talento e le opportunità, e ascoltare davvero le esigenze del mondo produttivo”. Perché è proprio lì che si decide il futuro, non solo dei lavoratori, ma dell’intero sistema del Paese.
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Articolo di Biagi Linda
Fonti: Skuola.net,TGCOM24
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