fbpx "Poor Things!", la recensione: un meraviglioso manifesto femminista
Cinema & Serie TV

“Poor Things!”, la recensione: un meraviglioso manifesto femminista

di Alessandro Marasco

Condividi con chi vuoi

Nelle sale è appena uscito “Poor Things!”, la meravigliosa opera del regista Yorgos Lanthimos che vi lascerà senza dubbio a bocca aperta. Cerchiamo di scoprirne i punti di forza in questa recensione.

Cos’è “Poor Things!”?

“Poor Things!” è un riadattamento dell’omonima opera letteraria di Alsdair Gray, diretto da Yorgos Lanthimos con Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Dafoe nel cast. Il regista de “Il sacrificio del cervo sacro”, “The Lobster” e “La favorita”  sarà riuscito a fare centro un’altra volta?

Non una semplice “Frankenstein al femminile”

In una Londra gotica e surrealista di fine ‘800, uno strano dottore di nome Godwin, ritrova il cadavere di una donna gravida trascinato dalle correnti del Tamigi. Recuperato il corpo, Godwin decide di riportare in vita la donna trapiantandole il cervello del feto in fin di vita, dando vita ad una straordinaria creatura: Bella Baxter (Emma Stone). Bella è intelligente ed incredibilmente curiosa verso tutto ciò che la circonda e riguarda, dalla medicina al sesso, dal mondo esterno alle norme sociali che lo regolano. Stanca delle restrizioni paterne, Bella intraprende un viaggio alla scoperta del mondo e di sé stessa, accompagnata da Duncan Wedderburn, un’eccentrico Don Giovanni (Mark Ruffalo).

 

 

Perché obbedire a delle leggi scritte da altri? Per quale motivo bisognerebbe permettere all’uomo di controllare il corpo della donna? Perché ciò che ci procura piacere (sessuale) è demonizzato? Queste sono le domande di Bella nel momento in cui cerca di comprendere le leggi di ordinamento sociale, leggi di matrice maschilista, che vedono la donna come un mero oggetto di piacere e vanto, un passatempo a comando dell’uomo. Nonostante la trama cupa e i temi narrati dal film, “Poor Things!” è tutt’altro che un dramma, poiché ogni dialogo è brillante e ogni battuta ironica. Come in tutti i viaggi, non mancano i pericoli, le insidie e la dura realtà con la quale la neonata si rapporta, fatta di disonestà, di povertà, di preconcetti, di denaro, Ma Bella asseconda solo una volontà: la sua.

 

“Poor Things!” è una storia di scoperta e rinascita

Già con “La Favorita”, “Alps” e “Dogthooth”, Lanthimos aveva mostrato una certa propensione a mettere in scena la forza di personaggi femminili che si aggirano in un contesto che li opprime. “Poor Things!” è l’assoluta esplosione di questa poetica. Se prima il regista costruiva uno strano micro-universo in un contesto realistico, in “Poor Things!” Lanthimos crea un’intero mondo a suo piacimento, caricaturale, splendido ed inquietante. La pellicola si divide in tre atti ben distinti: un primo atto con un bianco e nero allucinatorio, sfocato, privo di immaginazione, che rappresenta l’infanzia di Bella, cullata in un piccolo e opprimente mondo costruito per lei, con delle distorsioni visive che ci riportano agli albori del cinema.

Nel secondo atto abbiamo un’esplosione di colore, tra scenografie surrealiste e paesaggi espressionisti, tutto è metafora della scoperta del mondo, dell’eccitazione sessuale e della fascinazione verso ciò che circonda la protagonista. Il terzo atto è quello più sobrio. Qui la macchina da presa é decisamente più statica che in precedenza e la fotografia ha contrasti meno evidenti, metafora del dramma di Bella, quello di interfacciarsi con la sua vita passata. E così la protagonista rinasce, con uno spirito di vendetta non rabbioso, ma involontario, che decostruisce con logica tutto ciò che la società ha creato.

Le interpretazioni del cast sono tutte eccezionali, ma a catturare il pubblico non può che essere Emma Stone, enigmatica, ironica ed incredibilmente drammatica quando serve. L’attrice fornisce la sua migliore performance, reinventando movimenti, espressioni e sguardi di un personaggio che fa ogni cosa per la prima volta. “Povere creature!” non racconta solo Bella Baxter ma anche i comprimari che la circondano. Uno su tutti, suo padre. Godwin Baxter, interpretato da un’eccezionale Willem Dafoe, è un geniale scienziato che porta su di sé le cicatrici degli esperimenti che il padre ha condotto su di lui. God è stato più cavia che figlio, ma ciò non gli ha impedito di provare forti sentimenti paterni verso la protagonista.

Poi abbiamo Max McCandless (Ramy Youssef), un giovane allievo di Godwin chiamato per studiare Bella, della quale si innamora. Sarà proprio la sensibilità d’animo di Max a far sì che la protagonista ricambi questo sentimento. Per ultimo troviamo Duncan Wedderburn, interpretato brillantemente da Mark Ruffalo, che incarna tutte le caratteristiche della tossicità maschile.

Conclusioni

Cosa accomuna tutti i personaggi maschili? In un modo o nell’altro, tutti loro hanno assimilato le regole della società patriarcale, imponendo a Bella il proprio volere. La vera differenza è che alcuni comprendono l’errore e reinventano il proprio pensiero, altri continuano a perpetrarlo. Tutti loro sono solo povere creature. Perché vedere “Poor Things!”? In un mondo di femminicidi, di leggi antiabortiste, di culture patriarcali del possesso e del controllo, “Poor Things!” non è la soluzione, bensì un modo per interrogarci sulla cultura maschilista con la quale siamo perennemente in contatto.

Pro

  • Comparto tecnico eccelso in ogni sua forma;
  • Incedere narrativo incalzante;
  • Personaggi indimenticabili;
  • Il film trasmette temi molto importanti, invitando lo spettatore a riflettere tramite dei dialoghi brillanti, divertenti e satirici;
  • Interpretazioni eccellenti da parte di tutto il cast;

Contro

  • Nessuno

E voi andrete a vedere “Poor Things!”? Sperando che questo articolo vi sia piaciuto, vi invitiamo a tener d’occhio Nasce, Cresce, Streamma per altri articoli sul mondo del cinema e non solo.

Potrebbero interessarti anche questi articoli:

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi con chi vuoi