fbpx Morte per una donna dopo aver mangiato un insaccato: produttore a rischio processo
Attualità

Morte per una donna dopo aver mangiato un insaccato: produttore a rischio processo

di Redazione NCI

Condividi con chi vuoi

Morte per aver mangiato un insaccato. È questa l’inchiesta della Procura di Perugia, che ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo del titolare di un’azienda della provincia di Arezzo, produttrice di insaccati. L’indagine è partita dopo la morte di una donna sessantenne ricoverata all’ospedale di Città di Castello, con gravi sintomi gastrointestinali. A segnalare il caso era stata l’Azienda Sanitaria Umbria 1, che aveva riscontrato irregolarità nelle procedure igieniche di produzione e vendita degli alimenti. Le analisi effettuate dall’Istituto Zooprofilattico di Perugia hanno confermato la presenza del batterio nella coppa di suino consumata dalla donna, come riportato da Open.

Causa della morte

Gli accertamenti hanno evidenziato che il prodotto consumato dalla vittima conteneva livelli di Listeria monocytogenes superiori ai limiti consentiti. Secondo i periti incaricati dalla Procura, la morte è stata causata da uno stato settico derivato dall’infezione batterica. La vittima, già affetta da un’altra patologia, aveva inizialmente manifestato forti dolori addominali e vomito, per poi aggravarsi progressivamente fino al decesso, avvenuto dopo quasi un mese di ricovero. Gli inquirenti hanno delegato ulteriori verifiche al Nucleo antisofisticazione dei carabinieri di Perugia, che ha acquisito la cartella clinica della donna ed escusso i familiari e altre persone in grado di fornire informazioni utili. Inoltre, l’Asl ha condotto un’indagine epidemiologica, prelevando e analizzando campioni alimentari dall’abitazione della vittima, riuscendo così a risalire alla provenienza del prodotto contaminato.

Il batterio

Il listeria monocytogenes, è un batterio patogeno responsabile della listeriosi, un’infezione che può essere particolarmente grave per soggetti vulnerabili come anziani, donne in gravidanza, neonati e persone con un sistema immunitario indebolito. Si tratta di un batterio diffuso nell’ambiente, presente nel suolo, nell’acqua e in alcuni alimenti, in particolare quelli poco cotti o contaminati, come formaggi a latte crudo, salumi, carni poco cotte e prodotti ittici affumicati. Una delle sue caratteristiche più pericolose, è la capacità di sopravvivere e moltiplicarsi anche a basse temperature, come quelle dei frigoriferi, rendendo difficile la sua eliminazione con la semplice conservazione degli alimenti.

A seguito delle conclusioni della consulenza tecnica, il titolare dell’azienda è stato raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini preliminari. Non avendo avanzato richieste di ulteriori accertamenti o di interrogatorio, la Procura ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio. Ora la decisione spetta al Gip del Tribunale di Perugia.

Per rimanere sempre aggiornati, continuate a seguire Nasce, Cresce, Informa!

Articolo di Cristoforo Candela

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi con chi vuoi