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Perché abbiamo così tanta voglia di dolci: arriva una nuova scoperta

di Redazione Network NCI

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Alcuni ricercatori della Columbia University hanno fatto una scoperta che può aiutare a regolare il consumo di dolci, tramite l’invenzione di nuovi dolcificanti. Questa scoperta si aggiunge a quella già compiuta sui recettori del cervello.

La voglia di dolci scritta nel cervello

All’inizio del 2025, un gruppo di studiosi del Max Planck Institute for Metabolism Research di Colonia, guidato da Henning Fenselau, scoprì che l’attivazione di specifici neuroni ipotalamici (chiamati opiomelanocortina, o Pomc, gli stessi che provocano il senso di sazietà) provoca il bisogno di zuccheri, nonostante la sazietà.

Lo studio (pubblicato sulla rivista Science) osservò una serie di topi da laboratorio, durante la quale il gruppo di ricerca notò che, nonostante il senso di sazietà, i topi continuavano ad avere voglia di dolci. Il gruppo studiò tale fenomeno, detto “stomaco da dessert”, analizzando le attività cerebrali, e constatò che i neuroni Pomc rilasciavano anche un oppioide endogeno, chiamato ß-endorfina, in grado di produrre un senso di piacere e gratificazione. Solo gli zuccheri scatenano tale fenomeno; i grassi e tutti gli altri alimenti non lo provocano.

Lo “stomaco da dessert” è presente anche laddove non c’è il consumo effettivo di zuccheri, ma solo la loro percezione, questo è quello che hanno constatato gli studiosi del gruppo di ricerca del Max Planck Institute for Metabolism Research: i topi sembravano infatti attirati ad assumere zucchero anche senza averlo mai ingerito, ma semplicemente entrandone in contatto.

Lo studio è stato poi ripetuto sugli esseri umani e il gruppo di ricerca ha effettuato una serie di scansioni cerebrali sui soggetti dopo che questi avevano ingerito una soluzione zuccherina. In quest’occasione, gli studiosi hanno constatato che lo zucchero aveva attivato nel cervello dei volontari la stessa area del cervello dei topi. Così Henning Fenselau ha commentato la scoperta:

Da una prospettiva evolutiva, questo ha senso: lo zucchero è raro in natura, ma fornisce energia rapida. Il cervello è programmato per controllare l’assunzione di zucchero ogni volta che è disponibile”

Non solo sul cervello, ma anche sulla lingua

Recentemente, un ulteriore studio condotto da gruppo di ricercatori guidato dallo Zuckerman Institute della Columbia University, i quali sono riusciti a compiere una mappatura 3D del recettore che ci permette di assaporare le cose zuccherate, tale scoperta ha richiesto tre anni di lavoro, soprattutto a causa del fatto che tale recettore è estremamente difficile da riprodurre in laboratori. Gli studiosi della Columbia sono riusciti a superare questo ostacolo utilizzando la criomicroscopia elettronica: una tecnica che permette di sparare fasci di elettroni verso le molecole congelate per catturare istantanee da diverse angolazioni; in questo modo è stato possibile ricostruire un’intera struttura tridimensionale estremamente dettagliata. Gli studiosi hanno rivelato il punto esatto in cui gli alimenti dolci si legano al recettore, innescando le reazioni che guidano il nostro desiderio per il dolce. Queste le parole di Anthony Fitzpatrick, co-autore della ricerca:

Definire con estrema precisione il sito di legame di questo recettore è assolutamente fondamentale per comprenderne la funzione. Conoscendo la sua forma esatta, possiamo capire perché i dolcificanti si attaccano a esso e come creare o trovare molecole migliori che attivino il recettore o ne regolino la funzione”

L’importanza di tali scoperte

Questi studi possono avere una grande importanza nella lotta contro l’obesità. Attualmente esistono farmaci che bloccano i recettori oppioidi presenti nel cervello, ma hanno un’efficacia inferiore rispetto ad altre terapie per quanto riguarda la diminuzione del peso. I ricercatori ritengono che una combinazione di terapie potrebbe diminuire sia l’appetito generale che il bisogno di zuccheri; ad esempio, lo studio sui recettori della lingua può portare a passi avanti nella produzione di dolcificanti in grado di sopperire al bisogno di zucchero.

Scritto da: Gaia Cobelli

Fonti: tgcom24, Wired

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