di Gianluca Scognamiglio
Arriviamo ad oggi: 100 milioni non fanno più scalpore
Negli ultimi anni sono stati tantissimi gli esempi di colpi a prezzi nemmeno lontanamente immaginabili 8/10 anni fa: in Italia sono arrivati Lukaku, Osimhen o Arthur per cifre vicine o superiori agli 80 milioni di euro. L’estate del 2019 è stata, per esempio, quella della Spagna, con Hazard (al Real Madrid), Griezmann (al Barcellona) e Joao Felix (all’Ateltico) pagati 120 milioni l’uno. Fino ad arrivare alla sessione di mercato appena conclusa, in cui una squadra di metà classifica in Inghilterra, il Newcastle, può permettersi di spendere 70 milioni per Isak; un mercato in cui in totale i club di Premier League hanno speso 2 miliardi di euro, più di Serie A, Liga e Bundesliga messe insieme.
Un mercato in cui una squadra blasonata come il Barcellona, spende milioni su milioni pur essendo indebitata fino al collo… e anche oltre. Un calciomercato in cui, è proprio il caso di dirlo, non ci sono più i prezzi di una volta.
“I prezzi di una volta”, confronto con i prezzi del passato
Lasciando a voi l’interpretazione dei seguenti dati, valutando i calciatori soggettivamente, ecco un riassunto schematico della variazione dei prezzi negli ultimi 20 anni, partendo dai difensori:
Nel 2002 Alessandro Nesta passò al Milan per 31 milioni di euro. Per la stessa cifra, nel 2007 il Real Madrid acquistò Pepe, a dimostrazione del fatto che prima del 2009, turning point definito nella nostra analisi, i costi rimasero più o meno uguali. Per fare un esempio attuale, poche settimane fa con 31 milioni l’Aston Villa ha acquistato Diego Carlos…
Già nel 2012 per strappare Thiago Silva dal Milan, il PSG spese 40 milioni di euro. Il Manchester City nel 2016 cambiò definitivamente il mercato dei difensori, sborsando 56 milioni di euro per l’acquisto di John Stones. L’anno successivo, oltre al già citato van Dijk, furono di nuovo i Citizens a rubare l’occhio con un colpo da 65 milioni: Aymeric Laporte dall’Athletic Bilbao.
Nell’estate del 2019 furono tre i difensori protagonisti: Hernandez, al Bayern per 80 milioni, de Ligt alla Juventus per 85 e Harry Maguire, passato dal Leicester al Manchester United per la “modica” cifra di 87 milioni di euro. Fino ad arrivare alla sessione di calciomercato appena conclusasi, in cui un ragazzo del 2000 come Wesley Fofana, con una sola stagione da titolare alle spalle in Premier League, vale 83 milioni di euro…
Dal centrocampo in su: cifre folli
Ancor più evidente il trend intrapreso dal calciomercato per quanto riguarda i centrocampisti e gli attaccanti; cercando di confrontare giocatori dello stesso ruolo, ecco alcune cifre:
Nel 2003 Beckham e Ronaldinho valevano rispettivamente 37 e 33 milioni di euro. Sorvolando sul già citato Kaká, arriviamo al 2011, anno in cui “El Flaco” Pastore fu pagato 42 milioni di euro dal PSG.
Cifra simile quella sborsata nel 2013 dal Monaco per James Rodriguez, rivenduto al Real dopo un solo anno per 75 milioni di euro. L’apoteosi dell’esagerazione è rappresentata dai 117 milioni versati l’anno scorso dal City nelle casse dell’Aston Villa per Jack Grealish: 20 anni fa si poteva costruire una squadra intera con così tanti soldi.
Ad oggi con 35/40 milioni è possibile acquistare Vitinha, Paquetà o Matheus Nunes: giocatori di buon livello ma lontani anni luce dagli esempi sopraccitati.
Mentre per un calciatore come Antony, con una manciata di partite ad alto livello alle spalle, servono 100 milioni: quasi il triplo di Beckham o Robben al Real; il brasiliano forse non arriverà mai a quei livelli né tantomeno diverrà il triplo più forte di quei fenomeni…
Situazione non tanto diversa per gli attaccanti: i 38 milioni di Drogba del 2004 sono un lontano ricordo. 35/40 milioni per un attaccante da 30 gol a stagione oggi non sarebbero neanche la base di partenza per una trattativa! È il costo, ad esempio, di Scamacca, passato quest’estate al West Ham. Un paio di stagioni fa è stato il prezzo di Fabio Silva o Watkins…
Un trend destinato a continuare
È da anni che la fine del calciomercato coincide con l’inizio delle polemiche: com’è possibile che le società più ricche siano così libere di spendere? Fin quando la UEFA, paladina dell’equità e della sostenibilità, non attuerà misure più stringenti (serio rispetto del fair-play finanziario e non soltanto stangate ai “pesci piccoli”) sarà questo lo scenario con cui dovremo convivere. Uno scenario in cui i più ricchi continuano a sborsare centinaia di milioni di euro, rilanciando sempre la propria offerta e uccidendo il mercato dei club di seconda fascia, impossibilitati a competere. In cui il divario tra ricchi e meno ricchi, figuriamoci i “poveri”, diventa sempre più insostenibile.
Cambierà qualcosa nel prossimo futuro? Il valore dei calciatori arriverà a prezzi ancor oggi inimmaginabili? Bisognerà attendere ancora qualche anno, dopodiché saremo in grado di capire se il calciomercato potrà tornare quello di una volta o se la bolla del calcio esploderà per tutti.
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