Pakistan (@Pixabay)
Una coppia nel nord-est del Pakistan è stata arrestata, sospettata di aver ucciso una ragazzina di 13 anni che lavorava per loro come domestica. Il motivo scatenante sembrerebbe essere il furto della ragazza di alcuni cioccolatini. La ragazza è morta per ferite multiple in ospedale mercoledì scorso. Secondo un’indagine preliminare della polizia sarebbe stata torturata.
Il fatto è avvenuto nella città di Rawalpindi della provincia del Punjab. L’episodio ha scatenato un’indignazione diffusa e i post sui social con l’hashtag “Giustizia per Iqra” (#JusticeforIqra) hanno raccolto decine di migliaia di visualizzazioni. L’accaduto ha riacceso il dibattito sul lavoro minorile e sul maltrattamento delle lavoratrici domestiche. Le leggi sul lavoro minorile variano in giro per il Paese, ma i bambini di età inferiore ai 15 anni non possono essere impiegati come lavoratori domestici nella provincia del Punjab.
“Mi sono sentito completamente distrutto quando è morta”, ha detto alla BBC il padre di Iqra. Dopo la chiamata dalla polizia, è corso in ospedale, dove ha trovato sua figlia stesa su un letto, morente. Pochi minuti dopo è morta. La vittima aveva iniziato a lavorare come domestica all’età di 8 anni, poiché il padre, un contadino di 45 anni, aveva alcuni debiti. Due anni fa aveva iniziato a lavorare per la famiglia in questione, con una retribuzione approssimativa di circa 30 euro al mese.
Inoltre, la polizia riporta l’evidenza di un abuso frequente. Le foto e i video ottenuti dalla BBC mostrano numerose fratture alle sue gambe e braccia, ed una ferita molto grave alla testa. Ora è in corso un’autopsia.
I datori di lavoro sono stati arrestati, insieme a un insegnante di Corano, che lavorava per la famiglia. Era stato proprio lui a portare Iqra in ospedale per poi andarsene dopo aver detto al personale ospedaliero che il padre della ragazza era morto e sua madre non era nelle vicinanze.
Il padre afferma di voler vedere “puniti i responsabili della morte di mia figlia”. Nonostante l’indignazione pubblica e mediatica, questo genere di casi vengono spesso risolti in via extragiudiziale ed è raro che i sospettati vengano perseguiti con successo.
Sul social X si legge: “questo non è solo un crimine, ma anche lo specchio di un sistema che favorisce i ricchi e tratta i poveri come rifiuti”.
Secondo la legge pakistana, le vittime o le famiglie di quest’ultime hanno il diritto di “perdonare” i sospettati per un certo numero di crimini. Per far ciò, devono presentarsi alla corte e affermare che perdonano i sospettati “nel nome di Dio”. In realtà, la ragione principale di questo “perdono” è economica.
Secondo l’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia), in Pakistan, circa 3,3 milioni di bambini sono vittime di sfruttamento minorile. Oltretutto, secondo l’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) donne e ragazze giovani compongono la stragrande maggioranza dei 8,5 milioni di lavoratori domestici.
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