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Özil, croci e delizie del Mago di Öz che ci ha fatto innamorare

Da pochi giorni Mesut Özil ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato all’età di 34 anni. Il mondo del calcio ha espresso i suoi omaggi al “Mago di Öz”, quello che per tanti è stato il fantasista più elegante in circolazione. Cristiano Ronaldo, che nei suoi anni a Madrid ha potuto godere più volte dei magici assist del tedesco, ha parlato così del suo ex compagno: Nessuno mi ha mai messo in porta come Özil. E se a dirlo è uno che di fenomeni ne ha visti tanti, non possiamo che dargli ragione.

Il calcio espresso in questo ultimo decennio dal mancino incantato di Özil racchiude l’essenza stessa della magia di questo sport. Un giocatore elegante, uno di quelli che ti ruba l’occhio. Forse uno dei pochi a dare l’impressione di poter incidere in qualsiasi momento sulla partita. Il trequartista turco-tedesco ha illuminato i palcoscenici d’Europa; prima con la maglia del Real Madrid e poi con quella dell’Arsenal, dopo gli inizi Germania e il finale in Turchia. Nel mezzo ci sono ben 13 trofei, fra cui spicca il Mondiale di Brasile 2014. Un palmarès di tutto rispetto che però risulta anche riduttivo in confronto a quello che Mesut Özil ci ha fatto vedere in questi anni. E soprattutto in proporzione a quelle che avrebbe potuto fare.

Il talento cristallino di Mesut Özil

Le sue doti tecniche vanno oltre ai numeri e alle fredde statistiche. I 259 assist offerti in carriera ai compagni sono nella maggior parte delle vere e proprie opere d’arte. Mai banali e sempre diverse. Un passaggio filtrante a tagliare la difesa, un lancio di 50 metri, un tocco d’esterno per servire l’attaccante sulla corsa. O perché no, un colpo di tacco per sorprendere gli avversari: il repertorio tecnico di Mesut Özil ha compreso tutte queste giocate e tanto, tanto altro.

 

Özil (@Shutterstock)

 

Negli occhi dei tifosi di tutto il mondo sono ancora impresse alcune delle sue più grandi gesta, destinate a rimanere nella Hall Of Fame di questo sport. Özil ha fatto innamorare una generazione intera a suon di colpi ad effetto e imbucate fuori da ogni logica calcistica. Una mente, quella del tedesco, calibrata al dettaglio non per la giocata più comoda ma per quella più spettacolare. E spesso anche efficace. Non c’è modo di spiegare razionalmente quei filtranti che sembravano smaterializzarsi in mezzo alle gambe dei difensori per poi comparire precisamente sul piede giusto del compagno lanciato a rete, se non come un dono che Madre Natura riserva a pochissimi eletti.

Le parole non riescono a esprimere a pieno la bellezza delle invenzioni di Özil, nonostante in tanti abbiano elogiato il suo immenso talento. Curiosamente, è proprio in una sua giocata che si racchiude al meglio l’essenza del suo calcio. Corre la stagione ’16/17, l’Arsenal affronta il Ludogorets in Champions League e il numero 10 viene lanciato a rete oltre la difesa. Il portiere cerca un’uscita disperata fuori dall’area, Özil lo supera con un delicato sombrero e poi finta ancora la conclusione, mette a sedere i due difensori che hanno provato un disperato recupero e alla fine appoggia la palla nell’angolino sguarnito. Avrebbe potuto segnare in tanti modi più semplici, ma nessuno sarebbe stato così bello.

Il suo più grande limite è sempre stato sé stesso?

Il Mago di Öz è stato un esteta del bello, un giocatore allergico alla tattica e alla preparazione fisica che ha sempre preferito avere la palla fra i piedi piuttosto che dover correrle dietro. Il suo più grande limite è sempre stato la sua scarsa applicazione alla fase difensiva e quell’atteggiamento quasi insofferente che spesso gli ha attirato addosso le critiche dei tifosi e dei club.

“Troppo discontinuo”, “Sparisce dalle partite”, “È poco professionale”, “In mezzo al campo cammina”. Queste sono solo alcune delle accuse mosse all’indirizzo del tedesco, che durante la sua carriera si è sempre portato dietro l’etichetta di genio sregolato. I suoi atteggiamenti fuori dal campo infastidirono persino Florentino Perez, presidente del Real Madrid, che nel 2013 lo cedette all’Arsenal nonostante l’opposizione di Cristiano Ronaldo, che di Özil non avrebbe fatto a meno per nulla al mondo.

 

Özil (@Shutterstock)

 

L’addio al Real è stato un nuovo inizio per il tedesco, che con la maglia dei Gunners ha espresso un gioco di altissimo livello, diventando uno dei migliori assistman della storia della Premier League, prima di un prematuro declino fisico e mentale. Özil è stato uno di quei giocatori che dividono le masse fra amore e odio, lo stesso che gli hanno riversato i tifosi tedeschi dopo la disfatta dei Mondiali di Russia 2018 e che ha portato al suo addio alla Nazionale dopo poco meno di 10 anni di attività.

In Conclusione

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Mesut Özil è stato un giocatore spesso altalenante nelle prestazioni e difficilmente collocabile in un sistema tattico preciso, uno degli ultimi veri numeri 10 della storia del calcio. Una figura spesso scomoda per tanti allenatori, uno di quelli che non puoi ingabbiare affidandogli compiti difensivi e che ha sempre preferito far correre gli altri al posto suo. Ma forse sono proprio questi difetti ad averlo reso uno dei giocatori più amati dell’ultimo decennio.

Mesut Özil impersonifica la magia del calcio, il suo talento rispecchia quello spirito di bellezza e di fantasia che riempie il cuore di tutti i tifosi. Anche il più cinico risultatista non può far altro che rimanere in silenzio e, in cuor suo, emozionarsi di fronte alla genialità dei suoi colpi. È stato un onore poterlo vedere in campo, anche quando non era in giornata e sembrava passeggiare, perché senza tutti i suoi problemi non sarebbe mai diventato “il Mago di Öz”.

Danke, Mesut. Il mondo del calcio non ti dimenticherà mai.

 

Alessandro Colepio

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