Il 23 Agosto è approdato nelle sale italiane l’ultimo grande film di Christopher Nolan, “Oppenheimer”. Il biopic narra la vita di Robert Oppenheimer, padre della bomba atomica, l’arma che ha cambiato gli equilibri internazionali della storia contemporanea.
Un biopic atipico
“Oppenheimer” è una pellicola scritta e diretta da Christopher Nolan, il quale ha portato in scena una sorta di adattamento letterario di “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato”, libro di Kai Bird e Martin J. Sherwin, che ricerca e analizza una delle figure più controverse della seconda guerra mondiale, Robert Oppenheimer, il “distruttore di mondi”.
La pellicola vanta un cast di grandi attori quali Cillian Murphy, Robert Downey Jr., Emily Blunt, Florence Pugh, Matt Damon, Josh Hartnett e tanti altri talvolta rilegati a brevi cameo ma di grande impatto. Christopher Nolan è ormai noto al grande pubblico come l’autore che utilizza il tempo per raccontare delle storie in modi nuovi e tutt’altro che lineari. Questo discorso portato avanti dal regista è, per il suo cinema, croce e delizia, portandolo ad essere riconoscibile proprio per le manipolazioni temporali, che spesso rappresentano il suo tratto più controverso, tra pregio e limite.
Oppenheimer: genio e sregolatezza
Robert Oppenheimer è interpretato da un magistrale Cillian Murphy, consunto, disturbato dal suo stesso genio che lo costringe a più notti insonni. Nolan ha scritto il protagonista come un uomo pregno di contraddizioni, riscontrabili anche nel suo stile di vita fatto di studi estremamente teorici supportati da sregolatezza, martini e sigarette. L’arco narrativo si sviluppa in tre atti ben distinti, raccontando la nascita di un geniale studente impacciato, alle prese con gli studi e la formazione politica. Successivamente si giunge ad un secondo atto, fulcro del film, nel quale è la creazione del congegno di distruzione di massa nel 1942, nel deserto di Los Alamos, a far da padrone sotto il perturbante e celebre nome di “progetto Manhattan”.
Nolan calibra alla perfezione l’attesa, giocando con lo spettatore per fargli desiderare il più possibile le conseguenze della prima esplosione dell’ordigno atomico: il test “trinity”. Fino a questo momento, il montaggio è veloce, frenetico e i dialoghi brillanti, evidenziando nella prima metà della pellicola un ritmo rapido ed incalzante. Infine, assisteremo alla decadenza psicologica di un ormai ben conosciuto distruttore di mondi, con un incedere decisamente più compassato rispetto a prima.
Nolan non si concede il lusso di giudicare o colpevolizzare una figura così complessa, mirando alla semplice narrazione di ciò che sappiamo, senza dare risposte nette al dubbio che aleggia nelle menti dello spettatore: “Oppenheimer è scienziato o assassino?”. Il protagonista viene inquadrato come un individuo affascinato dai suoi studi al punto tale da dimenticarne il potere, finché questo resta teorico. Solo nel momento in cui la potenza distruttiva del suo genio diventa tangibile, egli comprende la gravità di quanto commesso, non riuscendo a concepire fino a che punto tutto questo sia stato giustificabile. Lo scienziato sembra vittima del suo enorme desiderio di conoscenza, come un giovane Prometeo affascinato dal fuoco e punito dagli dei per averlo utilizzato.
Il delirio psicologico del protagonista è mostrato dal regista con incredibili sequenze visive nelle quali il padre dell’apocalisse si aggira in un mondo interiore dove la colpa ha preso le sembianze del dolore causato dal suo lavoro. Il tutto è supportato dall’utilizzo della pellicola 70mm e da un magistrale accompagnamento musicale ad opera di Ludwig Göransson. Il compositore firma la colonna sonora di una pellicola che fa del suono una delle rappresentazioni della lenta discesa nella follia.
Le forze opposte al protagonista
“Oppenheimer” non si pone come unico obiettivo quello di raccontare la creazione dell’ordigno atomico, tutt’altro. Il film vuole mostrare anche le vicende giudiziarie legate alla figura del protagonista, vicende che lo vedono accusato di collaborazionismo con il regime dell’unione sovietica a causa delle sue posizioni politiche nel 1954. Ma non finisce qui. Un ulteriore tassello dell’opera è il punto di vista di Lewis Strauss che si colloca nel 1959, fondatore della Commissione per l’Energia Atomica nonché antagonista principale, una sorta di forza opposta a quella di Oppenheimer in un continuo gioco di sfere d’influenza politiche e giudiziarie, narrate tramite i flashback dei due, che Nolan distingue visivamente tramite una netta differenza cromatica, alternando sequenze in bianco e nero ad altre a colori. Lewis Strauss è interpretato magistralmente da un Robert Downey Jr. che riesce ad esternare l’invidia, la gelosia, e la rabbia di un uomo perennemente in ombra rispetto al potere di un dio.
La maturazione artistica di Christopher Nolan
Quest’opera è la definitiva maturazione artistica di Christopher Nolan, poiché riesce a colmare le lacune presenti in molte pellicole della sua carriera, utilizzandone solo i punti di forza. “Oppenheimer” non è solo un esercizio di stile come “Tenet”, non è solo un blockbuster come “Interstellar”. In quest’opera può essere riscontrata la qualità della grande scrittura di “The Prestige”, unita alla potenza visiva di “Dunkirk”. Il cineasta inglese tanto amato dal grande pubblico sembra aver finalmente trovato un equilibrio nel suo modo di fare cinema. Malgrado ciò, “Oppenheimer” non è un film perfetto, infatti, le maggiori criticità risiedono proprio nella monumentale ed ingombrante figura dello scienziato rispetto ai comprimari.
I personaggi secondari risultano poco approfonditi, quasi come se questi fossero solo la proiezione di un aspetto della vita del protagonista, perennemente subordinati a quest’ultimo, al punto da farne sembrare alcuni quasi stereotipati. Esemplificativo è il personaggio di Jane Tatlock (Florence Pugh), amante di Oppenheimer, che mostra un visibile stato di squilibrio mentale tutt’altro che analizzato. Simile è il caso di Kitty Oppenheimer, moglie del protagonista, approfondita maggiormente ma non abbastanza da potersene ricordare. In generale, i personaggi al di fuori del protagonista mostrano una natura archetipica funzionale e subordinata allo sviluppo psicologico di quest’ultimo, restando comunque poco approfonditi. Ulteriore criticità potrebbe essere riscontrata nella durata della pellicola, ben tre ore che possono risultare eccessive, seppure necessarie, all’esplorazione della psiche dello scienziato più controverso della storia.
Conclusioni
“Oppenheimer” è una grande opera che malgrado ritragga lo spaccato di una società lontana, continua a essere molto attuale. Nella pellicola troviamo magistrali interpretazioni supportate da un meraviglioso comparto tecnico che merita la visione del film al cinema nella migliore sala possibile. Un film degno di nota, non esente da difetti che risiedono nella durata e nel mancato approfondimento di alcuni personaggi. Nel complesso resta un ottimo film, che si posiziona come uno dei migliori della carriera di Christopher Nolan.
Pro
- Regia, fotografia e montaggio di alto livello;
- Interpretazioni magistrali da parte di tutto il cast;
- Scrittura ottima del protagonista, pregno di contraddizioni e dubbi;
- Comparto sonoro ottimo che supporta il delirio psicologico del protagonista;
- Effetti artigianali meravigliosi nella resa dell’esplosione della bomba atomica;
Contro
- Scarso approfondimento dei personaggi secondari;
- Ritmo narrativo altalenante;
- L’eccessiva durata potrebbe far calare la soglia d’attenzione dello spettatore;
E voi siete d’accordo con questa recensione? Andrete a vedere “Oppenheimer” al cinema? Sperando che questo articolo vi sia piaciuto vi invitiamo a tener d’occhio Nasce, Cresce, Streamma per altri articoli sul mondo del cinema e non solo.
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