Sarà il prossimo 15 novembre il giorno in cui la popolazione mondiale raggiungerà gli otto miliardi. A riportarlo è l’ONU, secondo la quale inoltre, l’India supererà la Cina come Paese più popoloso nel 2023…
A breve quindi, la popolazione mondiale toccherà per la prima volta gli 8 miliardi di individui. Sul raggiungimento di questa cifra si è espresso il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, secondo cui:
“Questa è un’occasione per celebrare la nostra diversità, riconoscere la nostra comune umanità e ammirare i progressi nella salute che hanno allungato la durata della vita e ridotto drasticamente i tassi di mortalità materna e infantile. Allo stesso tempo è un promemoria della nostra responsabilità condivisa di prenderci cura del nostro pianeta e un momento per riflettere su dove ancora non riusciamo a rispettare i nostri impegni reciproci”.
Secondo la stima del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, però, la popolazione mondiale sta crescendo ad un ritmo più lento dal 1950. Infatti, dovrebbe raggiungere gli 8,5 miliardi di unità nel 2030, i 9,7 miliardi nel 2050, fino a stabilizzarsi intorno ai 10,4 miliardi verso il 2100. In più, la maggior parte dell’aumento della popolazione mondiale sarà concentrato in otto Paesi: la Repubblica Democratica del Congo, l’Egitto, l’Etiopia, l’India, la Nigeria, il Pakistan, le Filippine e la Tanzania.
Un altro dato interessante inserito nel report delle Nazioni Unite è quello che afferma che dopo centinaia di migliaia di anni, la popolazione mondiale ha raggiunto il miliardo e, successivamente, in soli 200 anni è cresciuta di sette volte. Ma quali sono i motivi di questo aumento di popolazione? In primis c’è l’alto numero di persone che sopravvivono all’età riproduttiva, oltre agli importanti cambiamenti nei tassi di fertilità. Infatti, all’inizio degli anni ’70, le donne avevano in media 4,5 figli, ma nel 2015 la fertilità era scesa a meno di 2,5 figli per donna. Inoltre, è aumentata la durata media della vita, da 64,6 anni a inizio anni ’90 a 72,6 nel 2019.
Si registrano poi anche un aumento dell’urbanizzazione e un’accelerazione della migrazione. Per la prima volta nel 2007, la maggior parte delle persone ha vissuto nelle aree urbane invece che rurali; secondo le stime, nel 2050 il 66% della popolazione vivrà nelle città. Questo ovviamente, porta a vantaggi e svantaggi.
Certamente influisce sullo sviluppo economico, sulla distribuzione del reddito e sulla povertà; allo stesso tempo rappresenta però un rallentamento sugli sforzi che garantiscono l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, all’acqua, al cibo e all’energia. Proprio l’Onu spiega che:
“Per affrontare in modo più sostenibile i bisogni degli individui, i responsabili politici devono capire quante persone vivono sul pianeta, dove si trovano, quanti anni hanno e quante persone verranno dopo di loro”.
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