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Onco Hair: il sistema protesico per l’alopecia causata dalle chemio

di Elena Barbieri

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Come sappiamo il mondo della scienza, per nostra fortuna, è in continua evoluzione: al momento è arrivato un nuovo sistema protesico per i pazienti che soffrono di alopecia in seguito allo svolgimento della chemioterapia, nato grazie al progetto Onco Hair.

I dati raccolti, come sempre, parlano da sé: il 75% dei pazienti oncologici cita l’alopecia tra i più temuti effetti collaterali delle terapie. Per questo motivo, almeno il 10% valuta anche di rifiutare di seguire la chemioterapia.

La perdita dei propri capelli ha un notevole impatto sulla vita dei pazienti, sul benessere psicologico e sul quelle sfere della vita che comprendono la parte lavorativa, affettiva e sociale. Chi ne è affetto si sente in qualche modo obbligato a giustificare ciò che succede ai propri capelli e quindi ad esporsi con il mondo esterno sul suo stato di salute.

Onco Hair

Chemio (@Shutterstock)

L’iniziativa di Onco Hair e il suo contributo alla scienza

Con le premesse che abbiamo fatto in precedenza si giustifica la nascita del progetto Onco Hair, che si occupa di donare i capelli alle donne che stanno affrontando un percorso di chemioterapia. Il progetto è promosso dall’Associazione per il Policlinico Onlus, Fondazione Cariplo e CRLAB. 

Ad un anno esatto dal lancio di questa iniziativa , partita non a caso l’8 marzo 2021, sono già 25 le donne che sono riuscite ad utilizzare il nuovo sistema protesico CNC (capelli naturali a contatto) al posto della “tradizionale” parrucca.

Le protesi di CNC diventano parte integrante del corpo, non vanno tolte la notte e consentono di nuotare, legarsi i capelli e persino farseli tirare. Una delle partecipanti all’iniziativa ha spiegato “solo chi non ha avuto esperienza diretta con una neoplasia può pensare che la perdita dei capelli sia un corollario di poca importanza”.

“Vedersi belle, senza il segno evidente della malattia, dà una grande forza. Non permettere al tumore di impossessarsi del tuo volto, evitare gli sguardi commiserevoli di chi ti sovrappone alla malattia vuol dire tanto. Grazie alla protesi tricologica continuo a lavorare a contatto con il pubblico, nuotare, uscire con gli amici, passare le mie mani nei capelli come prima. Gli altri non mi vedono malata e me ne dimentico anche io“.

 

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di Elena Barbieri

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