di Redazione NCI
Il 27 marzo 1975 usciva nelle sale italiane Fantozzi, il primo film dedicato al celebre ragioniere interpretato da Paolo Villaggio. Questo film segnò l’inizio di una saga che avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella cultura pop italiana, raccontando le disavventure tragicomiche di un impiegato sottomesso e frustrato.
Un personaggio entrato nella storia
A quasi cinquant’anni dalla sua uscita, Fantozzi rimane un’opera fondamentale della commedia all’italiana, capace di mescolare comicità grottesca, satira sociale e un tocco di malinconia. Il personaggio di Ugo Fantozzi, con la sua proverbiale sfortuna e la sua vita segnata da umiliazioni quotidiane, è diventato un simbolo dell’italiano medio alle prese con un sistema oppressivo e paradossale.
Un successo che ha cambiato la comicità italiana
Il film, diretto da Luciano Salce, nacque dai racconti di Paolo Villaggio, pubblicati in due celebri libri (Fantozzi e Il secondo tragico libro di Fantozzi). Il successo della pellicola fu immediato, tanto da generare una lunga serie di sequel che accompagnarono il pubblico fino agli anni ‘90.
L’uso di un linguaggio surreale e innovativo, come il celebre “Com’è umano lei”, e la rappresentazione spietata del mondo del lavoro e della società italiana resero il film un cult. Fantozzi non è solo un personaggio comico, ma un eroe tragicomico che riflette le frustrazioni e i sogni infranti di milioni di italiani.
A distanza di decenni, il mito di Fantozzi è ancora vivo. Le sue frasi, le sue espressioni e le sue disavventure continuano a essere citate anche dai più giovani, dimostrando quanto il personaggio sia ancora attuale. La sua critica alla burocrazia, al servilismo e all’ipocrisia della società resta più che mai pertinente.
L’anniversario del primo film (che verrà anche proiettato in 4k al Barberini di Roma) è un’occasione per riscoprire una delle opere più iconiche della commedia italiana e per rendere omaggio al genio di Paolo Villaggio, che con Fantozzi ha regalato al pubblico un personaggio eterno.
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Articolo di Mattia Rea
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