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Nuovo servizio de “Le Iene” sugli arbitri: ecco le ultime rivelazioni

Ieri sera è andato in onda il secondo servizio d’inchiesta sul mondo degli arbitri nel nostro Paese, condotto da “Le Iene” su Italia 1. Il direttore di gara anonimo che milita in Serie A ha parlato ancora, svelando ulteriori retroscena…

Arbitro anonimo: ecco gli sviluppi della settimana

La confusione nel movimento arbitrale è evidente. Una o più volte nelle giornate di Serie A bisogna commentare gravi errori commessi da direttori di gara e revisori VAR, e questo in partite di cartello come in match “meno rilevanti”.

Una settimana dopo, l’arbitro anonimo che ha portato il suo punto di vista a “Le Iene” è tornato parlando dell’effetto che hanno fatto le sue dichiarazioni all’interno dell’Associazione Italiana Arbitri. In buona sostanza è iniziata una caccia all’uomo. Gianluca Rocchi, designatore arbitrale, ha chiamato i suoi uomini in chiamata su Zoom, invitandoli a tappare le orecchie e a concentrarsi sul campo. Ha concluso il discorso dicendo:

Nel caso la talpa dovesse davvero esistere, prima della fine della stagione verrà da me, chiederà scusa e dirà che ha fatto una ca**ata.

Insomma, la talpa potrebbe essere chiunque all’interno del movimento arbitrale italiano. Tutti vogliono sapere chi è, e in molti concordano con lui. Come già anticipato da Fabio Caressa e Ivan Zazzaroni, tesi poi confermata dall’arbitro anonimo, all’interno dell’AIA esistono due fazioni opposte, il cui scontro porta l’intero movimento a funzionare in maniera poco efficiente.

Altre dichiarazioni

Durante la puntata de “Le Iene“, però, sono stati intervistati altri personaggi del mondo arbitrale. Su tutti tre fischietti del passato, ovvero Luca Marelli, Claudio Gavillucci e Oscar Giraldi. Il primo, che oggi commenta gli episodi arbitrali per DAZN, ha denunciato l’eccessiva soggettività dalla quale dipende la valutazione degli arbitri. Questo parametro parte da un minimo di 8,30 (partita insufficiente), passando per 8,50 e raggiungendo la massima valutazione di 8,70. Ebbene, i voti a termine della gara influiscono sulla graduatoria generale degli arbitri di Serie A e B, e da questa dipendono le carriere dei direttori di gara. Luca Marelli è stato molto duro, citando l’episodio ben noto di Inter-Juventus 2-3 del 28 aprile 2018. L’arbitro Daniele Orsato, che ha condotto la gara non ricorrendo al cartellino rosso dopo un grossolano fallo di Miralem Pjanić su Rafinha, ha ricevuto un voto di 8,5 per un match in cui avrebbe meritato 8,3. Insomma, Marelli insinua che chi valuta gli arbitri lo faccia dando prima un occhiata al “prestigio” (anche solo interno all’AIA) di chi sta valutando.

La mancanza di trasparenza all’interno del mondo arbitrale è il cavallo di battaglia di Oscar Giraldi, mentre Claudio Gavillucci denuncia il fatto che il presidente dell’AIA Carlo Pacifici abbia in mano sia il potere giudiziario che quello esecutivo. Quest’ultimo infatti ha la facoltà di nominare i designatori di tutte le leghe, persino i presidenti delle divisioni regionali dell’AIA, e può influenzare attivamente la carriera dei singoli arbitri.

Tutti gli arbitri delle varie leghe intervistati, ex e non, convergono su un punto: l’AIA impedisce ai suoi uomini di parlare alla stampa per regolamento. Insomma, se Gianluca Rocchi chiede ai dissidenti di “farsi avanti”, sa bene che se gli interessati uscissero allo scoperto potrebbero essere radiati immediatamente. Il movimento arbitrale vive sotto una sorta di repressione, che impedisce loro di denunciare ciò che non funziona.

Le tutele lavorative per gli arbitri

Fabrizio Pasqua, arbitro fra 2017 e 2022, ha mosso causa alla FIGC toccando un altro tasto dolente. Sulla carta gli arbitri sono liberi professionisti, ma nella pratica l’AIA impone allenamenti, l’obbligo di presenza alle partite assegnate e addirittura la partecipazione forzata ai raduni dell’Associazione. I direttori di gara sono inoltre costretti a muoversi con i voli e i mezzi scelti dall’alto e soggiornare in luoghi prestabiliti da altri. Insomma, tutti i parametri di un lavoro da dipendente. Il punto, come rimarcato dall’avvocato giuslavorista Mario Miceli, è che gli arbitri non hanno i “privilegi” del lavoratore dipendente (contributi pensionistici, malattia, TFR, ferie pagate, liquidazione), ma il trattamento di lavoro loro riservato è lo stesso.

Conclusioni

 

Il servizio di ieri ha aperto un mondo. Innanzitutto ha segnalato la mancanza quasi totale di meritocrazia nel movimento; per scalare le gerarchie serve essere amici di chi conta, in poche parole. Inoltre ha denunciato anche gravi problematiche per quanto riguarda i diritti del lavoratore-arbitro, che non opera da libero professionista nonostante lo sia per legge. Più si indaga più sono evidenti i motivi dei gravi errori degli arbitri in questa stagione. Dirigere correttamente una gara di calcio avendo alle spalle un ambiente di questo tipo, effettivamente, è difficile se non impossibile.

Fonte: Le Iene (Mediaset)

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Cristian Castellini

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