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Nomi in Giappone per i nuovi nati: proibito “Pikachu”!

di Redazione Network NCI

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In ogni paese ci sono dei nomi che non possono essere dati ai propri figli, in questo ambito il Giappone ha appena modificato le regole. Sono ora vietati nomi  di personaggi come “Pikachu”, marchi come “Naiki” (traslitterazione del marchio Nike) o nomi come Akuma (che significa “diavolo”).

Nuove regole

Le modifiche sono state apportate al registro Koiseki, il documento ufficiale che raccoglie le informazioni su ogni famiglia giapponese, una fonte fondamentale per l’identificazione legale dei cittadini.

L’obiettivo è limitare l’uso di nomi considerati troppo creativi o bizzarri, mettendo ordine al fenomeno dei nomi Kirakira (ovvero “luccicanti”) e limitando nomi con pronunce troppo fantasiose. Questi nomi sono spesso ispirati alla cultura pop o caratterizzati da letture non convenzionali dei kanji.

Il problema consiste nelle possibili difficoltà amministrative e sociali che ne potrebbero derivare. Eliminare nomi troppo difficili favorisce la digitalizzazione del sistema amministrativo giapponese. Con l’avanzare della digitalizzazione, i sistemi informatici devono essere in grado di “capire” automaticamente i dati. Ma se un nome scritto in kanji può avere troppe pronunce diverse, i software non sono in grado di capirlo. Ecco perché il governo ha deciso di intervenire: standardizzare le letture è l’unico modo per garantire un’amministrazione moderna ed efficiente.

I genitori potranno scegliere tra circa 3000 caratteri approvati, e dovranno indicare alle autorità la pronuncia esatta del nome. Se questa è considerata troppo diversa dalle letture “standard”, le autorità potranno chiederne la modifica. Quello che per i genitori è un modo per esprimere creatività, per le autorità si sta rivelando un problema crescente che rischia di trasformare i documenti pubblici in puzzle linguistici. Alcuni nomi risultano difficili da leggere, da scrivere o da capire, causando problemi nelle scuole, negli ospedali e negli uffici pubblici.

Dopo anni di dibattito la popolazione sembra accogliere favorevolmente il cambiamento, che non è da considerarsi un “ritorno al passato” ma una semplificazione necessaria. In fondo dal 2000, in Italia, non è possibile chiamare il proprio figlio con nomi come “Goku”, e per i giapponesi non poter più scegliere “Pikachu” non sarà così diverso.

 

Fonti: Geopop e Tgcom24

Articolo di Noemi Barlocco per Nasce Cresce Ignora

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