Cinema & Serie TV

No Time To Die, la recensione: un finale maturo

In sala dal 30 settembre, “No Time To Die” è il venticinquesimo film dedicato all’agente segreto britannico. Diretto da Cary Joji Fukunaga, la pellicola vede il ritorno di Daniel Craig per l’ultima volta nei panni di James Bond. Insieme a Craig tornano Léa Seydoux e Christoph Waltz. Mentre tra le new entry troviamo Lashana Lynch, Ana De Armas e Rami Malek.

Dopo il finale di “Spectre”, il franchise di 007 sembrava che andasse incontro all’ennesimo reboot. Ma la delusione del pubblico nei confronti del film del 2015, ha portato i produttori a realizzare un’ultima pellicola con protagonista il Bond interpretato da Daniel Craig. Infatti “No Time To Die” è la vera conclusione della storia iniziata con “Casino Royale”, mostrando una certa maturità nel concludere il viaggio di Bond attraverso un’ultima e difficile missione. Ma nonostante l’ottimo sviluppo regalato a James Bond, la pellicola è un passo avanti rispetto “Spectre” e due dietro a “Casino Royale” e “Skyfall”, rendendo di fatto “No Time To Die” una via di mezzo con alcuni problemi di fondo.

 

Un’ultima missione dalla sceneggiatura imperfetta

Mentre Bond (Daniel Craig) è a godersi la pensione in Giamaica, il suo vecchio amico e agente della CIA Felix Leiter (Jeffrey Wright) lo coinvolge in una missione che potrebbe rivelarsi fatale non solo per lui, ma per il mondo intero. Segreti rivelati e un cattivo con un piano di distruzione di massa, sono gli ingredienti che portano “No Time To Die” su due binari differenti. Mentre lo sviluppo del protagonista viene affrontato molto bene, non si può dire lo stesso del villain e dei vari comprimari.

Il problema più grande di “No Time To Die” è la sua doppia anima. Non è la storia di Bond a risentire di questo problema, ma è la missione che la fa da sfondo. Gli elementi realistici dei capitoli precedenti vengono sacrificati per rendere la pellicola più action. Infatti vediamo il ritorno di vari gadget tecnologici come nei film dei decenni precedenti. Potrebbe non essere un problema se analizzato singolarmente, ma questo in parte rovina il tono creato a partire da “Casino Royale”. Però non tutto il male viene per nuocere. L’azione presente all’interno della pellicola, rende le due ore e 43 minuti di durata molto godibili e mai pesanti. Ma come l’action rende più scorrevole il racconto, d’altro canto porta a delle scelte narrative sbrigative e che sacrificano molto i nuovi personaggi, rendendoli delle macchiette all’interno della pellicola.

 

Un villain e dei comprimari mal sfruttati

Una sceneggiatura non impeccabile di conseguenza danneggia e non poco i nuovi personaggi. Il villain Safin interpretato da Rami Malek è la delusione più cocente. Una scrittura non all’altezza e molto banale nelle motivazioni, rendono il personaggio interpretato da Malek abbastanza anonimo. Nemmeno l’ottima performance dell’attore riesce a salvare la scrittura di Safin, nonostante l’impatto su schermo rende molto credibile la minaccia del villain. Stesso discorso è valido per la nuova 007 Nomi, interpretata da Lashana Lynch. Con il presupposto di essere un personaggio differente rispetto a Bond, la nuova agente doppio 0 non riesce a lasciare il segno. Il conflitto con James è minimo e con la minaccia incombente di Safin, questo elemento viene “cancellato”, relegando il personaggio in secondo piano.

Infine uno dei personaggi con più potenziale all’interno della pellicola, Paloma viene circoscritto in un’unica sequenza. L’agente della CIA interpretata da Ana De Armas si rivela uno degli elementi migliori di tutta la pellicola. Divertente, carismatica e un po’ folle, Paloma è la miglior new entry di “No Time To Die”. Il problema più grande? Ha solo poco più di 10 minuti di screen time.

Per la prima volta nella storia del franchise di 007, non solo abbiamo visto film collegati tra loro, ma anche una vera e propria conclusione. “No Time To Die” porta a termine la storia di James Bond in una forma inedita e mai vista. Con un finale struggente e fuori dalle corde rispetto a tutto quello visto in precedenza, l’umanità di Bond viene rivelata completamente. Dopo tanti anni James comprende quali sono le sue priorità ed è proprio la sua ultima missione a far capire cosa è importante per lui. Cruciale in questa crescita del personaggio è il suo rapporto con Madeleine, interpretata da Léa Seydoux, e le varie rivelazioni scoperte nel corso del racconto.

Considerazioni finali

“No Time To Die” è un film migliore rispetto al suo predecessore, ma inferiore ad altri capitoli del franchise. Buona la regia di Fukunaga e le musiche di Hans Zimmer, mentre la sceneggiatura non è perfetta, sacrificando personaggi e caratteristiche dei titoli precedenti per l’azione. Ma nonostante questo, il lavoro svolto con James Bond è ottimo.

 

Pro

  • Lo sviluppo del personaggio di James Bond;
  • Le sequenze action;
  • Regia e colonna sonora;
  • La perfomance dell’intero cast, su tutti Daniel Craig e Ana De Armas

Contro

  • che nonostante tutto paga il prezzo di una sceneggiatura non perfetta;
  • Alcune situazioni sono molto surreali rispetto a quello a cui ci ha abituati questo 007.

Per altre recensioni di film e serie TV, continuate a seguire NCS.

di Gabriele Di Nuovo

 

Gabriele Di Nuovo

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