di Domenico Scala
NCS Second chance – Supergirl (2015)
La terza arrivata in casa The CW è stata “Supergirl”. A dire il vero, questa serie debuttò nell’autunno 2015 inizialmente su un’altra emittente statunitense (CBS), seppur ideata e prodotta dallo stesso team di lavoro delle altre due già citate. Nata quindi senza la pretesa di unirne le vicende a quelle degli altri due eroi DC Comics, ha tuttavia cambiato rotta molto presto.
Già durante la prima stagione possiamo infatti assistere all’incontro tra Barry Allen e Kara Zor-El (Melissa Benoist), che viene subito chiarito abiti una Terra alternativa rispetto a quella del Velocista Scarlatto. Dalla seconda stagione la serie ambientata a National City passa proprio a The CW e si lega a doppio filo a tutte le altre, garantendo crossover più corposi e continui, e giovandosi anche di ascolti più lusinghieri, soprattutto in patria. Tra alti e bassi la serie è comunque riuscita ad andare avanti per sei stagioni, concludendo il suo percorso nel Novembre 2021.
L’impegno sociale di Supergirl
Anche questa serie, al netto di una qualità non sempre eccelsa, ha tanti meriti. In particolare, una menzione speciale va alla quarta stagione, che affronta in maniera molto convincente le tematiche dell’odio razziale, della xenofobia e delle discriminazioni di genere.
Non a caso, questo è uno show molto pro LGBTQIA+, ed è anche stato il primo in assoluto ad introdurre una supereroina trans tra i protagonisti (interpretata dall’attrice nata uomo Nicole Maines); stiamo parlando di Nia Nal (Dreamer), che di recente si è guadagnata una skin tutta sua su Fortnite! “Supergirl” non sarà quindi un capolavoro assoluto, e neanche un capolavoro di genere, ma sicuramente è un prodotto ricco di messaggi positivi (soprattutto per i cosiddetti “young adult”), e che rispetta in pieno lo spirito del materiale cartaceo d’origine.
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