Il divo – La spettacolare vita di Giulio Andreotti è il titolo che appare all’inizio del film diretto da Paolo Sorrentino. Il regista napoletano è riuscito, grazie al suo ingegnoso talento, a mostrare al grande pubblico molte delle pagine più buie dell’Italia della Prima Repubblica, legate alla figura di Giulio Andreotti, leader della Democrazia Cristiana e sette volte Presidente del Consiglio dei ministri.
Il divo non è un titolo scelto a caso. Fu il giornalista Mino Pecorelli, ucciso nel 1979 a Roma, a soprannominare così Andreotti. Il film inizia con l’omicidio di Pecorelli e prosegue con quelli di Aldo Moro, Dalla Chiesa, Falcone, Calvi, Sindona e Ambrosoli. Tutte figure strettamente collegate alla vita del criptico premier italiano, accusato di aver commissionato le uccisioni di alcuni di questi.
Ad interpretare Andreotti è Toni Servillo, attore feticcio di Sorrentino, che è riuscito a dare, come in molti altri suoi ruoli, le giuste sfaccettature psicologiche tipiche dell’ex premier italiano: freddo, calcolatore, impenetrabile, impassibile. Questi sono gli aggettivi che descrivono al meglio il protagonista del film e delle vicende realmente accadute, un “divo” atipico.
Il lungometraggio racconta molte delle pagine più buie dell’Italia della Prima Repubblica: la strategia della tensione, la trattativa Stato-mafia, i servizi segreti deviati, le stragi, l’uccisione dei membri del Pool antimafia. Inoltre, affronta il ruolo della Banda della Magliana, il caos intorno al Banco Ambrosiano, l’influenza del Vaticano sulle vicende italiane, la loggia massonica P2 e tanto altro. Unendo tutti questi “ingredienti”, Paolo Sorrentino è riuscito a tirar fuori, magistralmente, un quadro indecoroso, vergognoso, grottesco ma reale della nostra patria e di Giulio Andreotti. Quest’ultimo venne indagato per quasi tutte le vicende appena nominate, soprattutto riguardo alla trattativa Stato-mafia, ma le indagini si conclusero con un nulla di fatto. Il senatore della Repubblica Italiana riuscì ad evitare l’arresto perché i reati caddero in prescrizione.
Presentato al Festival di Cannes nel 2008, “Il divo” ricevette l’acclamazione della critica, sia italiana che internazionale. Il pubblico accolse la fine del film con dieci minuti di applausi, e l’opera vinse il Premio della giuria.Ricevette anche una candidatura agli Oscar per la categoria Miglior trucco.
Ma a qualcuno il film non è piaciuto. A Giulio Andreotti fu riservata l’anteprima in una proiezione privata. Queste sono state le sue parole: “È molto cattivo, è una mascalzonata, direi. Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto”. La replica di Paolo Sorrentino non si è fatta attendere. Il regista napoletano ha commentato: “Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato perché di solito lui è impassibile di fronte a ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà”.
“Il divo”, violenta accusa alla classe politica italiana degli anni ’80 e ’90 che prende le mosse dal personaggio di Giulio Andreotti, interpretato da Toni Servillo, di cui Sorrentino traccia un ritratto privato e pubblico, è disponibile su Netflix. Ne consigliamo caldamente la visione.
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Articolo di Salvatore Carboni
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