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Mondiali 2022 – Road to the Final: Messico 1970 e la prima sconfitta Azzurra

Proseguiamo nel nostro racconto delle finali dei Mondiali più iconiche di sempre. In questo articolo però non parleremo di una Coppa del Mondo come le altre; quella disputatasi in Messico nel 1970 è stata forse una delle migliori, per non dire la più grande delle manifestazioni sportive della storia. Basterà un articolo per riassumere un torneo indimenticabile? Andiamo a scoprirlo insieme analizzando i percorsi che portarono alla finale rispettivamente l’Italia e il Brasile!

Mondiali 1970: qualche curiosità sulla competizione

Messico 1970 fu il primo Mondiale della storia dove figurarono tra i partecipanti tutte le Nazionali che avevano vinto almeno una volta la competizione: Inghilterra, campionessa in carica, Germania Ovest, Campioni nel 1954, e campioni uscenti; il Brasile, nel 1958 e nel 1962, l’Uruguay, nel 1930 e nel 1950, e, ovviamente, la nostra Italia, nel 1934 e nel 1938. Ben tre squadre avrebbero quindi avuto la possibilità di aggiudicarsi la Coppa Rimet, vista la decisione della FIFA di assegnarla alla prima Nazione che sarebbe riuscita a vincere tre volte un Mondiale, non necessariamente consecutive. Inoltre, era l’ultima edizione dei campionati mondiali di calcio a chiamarsi “Coppa del Mondo Jules Rimet“, dato che dalla successiva manifestazione, la competizione prese il nome di “Coppa del Mondo FIFA“.

Come da regolamento il Messico, essendo padrona di casa, fu inserito nel Gruppo A mentre l’Inghilterra, essendo campione in carica, fu assegnata al Gruppo C. La particolarità dei sorteggi fu il ruolo particolare dell’Unione Sovietica; gli organizzatori del torneo infatti, furono “costretti” ad inserirla nella prima fascia delle squadre europee per evitare possibili incroci con Nazionali est-europee, come BulgariaCecoslovacchia e Svezia.

Nella storia del regolamento i Mondiali del 1970 furono fondamentali per lo sviluppo del calcio che oggi conosciamo tutti. Furono introdotti per la prima volta ma mai utilizzati nel corso del torneo, i cartellini colorati per segnalare ammonizioni ed espulsioni. Ma non solo; venne anche inserita la possibilità di sostituire i giocatori di movimento, visto che fino a quel momento era permesso sostituire solo il portiere in caso di infortunio.

 

Arbitro (@Shutterstock)

Mondiali 1970: il cammino dell’Italia fino alla finale

Il percorso dell’Italia non fu dei più semplici. La squadra allenata da Valcareggi era stata colpita da una pesante maledizione: dal dopoguerra infatti, gli Azzurri non erano più riusciti a vincere una partita ai Mondiali, ma si presentarono in Messico da Campioni d’Europa in carica. La nostra Nazionale venne sorteggiata nel Gruppo B con Uruguay, Svezia e Israele; la rosa guidata da Mazzola e Rivera terminò la prima fase in testa alla classifica, grazie alla decisiva vittoria sui sudamericani e ai due pareggi successivi.

L’Italia però soffriva; gli Azzurri infatti, erano stati capaci di segnare un solo gol, messo a segno da Domenghini nelle prime tre partite e ai quarti di finale li attendeva la difficilissima sfida con il Messico padrone di casa. Fortunatamente però gli uomini di Valcareggi non tremarono davanti ai tifosi centroamericani e grazie alle due reti di Riva, al gol di Rivera e all’autogol di Pena, il nostro Paese tornò a giocare una semifinale Mondiale.

Compito facile? Assolutamente no; è proprio in quell’occasione che andò in scena la “Partita del Secolo“. Un match che segnò una rivalità e che ancora oggi è considerato da molti l’incontro più bello mai disputato nella storia del calcio. L’Italia sfidò la Germania Ovest per un posto in finale e, dopo il pareggio all’ultimo secondo di Schnellinger che rispose alla rete di Boninsegna, vinse quattro a tre ai supplementari grazie ai gol di Burgnich, Riva e Rivera; fu inutile la doppietta di Gerd Muller, che si laureò però Capocannoniere di quei Mondiali, con dieci reti segnate in sole cinque partite!

Mondiali 1970: il cammino del Brasile fino alla finale

Il Brasile, dall’altra parte, era inarrestabile. Quella che venne poi considerata la “squadra più forte di sempre”, guidata da Pelé, totalizzò cinque vittorie di fila segnando quindici gol nel percorso. Non c’era però solo “O Rey“; bisogna infatti ricordare anche i vari Jairzinho, secondo nella classifica bomber con sette reti, Rivelino, Carlos Alberto… e chi più ne ha più ne metta! I sudamericani chiusero in testa il Girone A davanti all’Inghilterra, la Romania e la Cecoslovacchia.

Ai quarti di finale poi la squadra di Zagallo, famoso per aver schierato per tutta la competizione uno schema composto da quattro difensori e cinque attaccanti, eliminò il Perù per quattro a due e in semifinale, l’Uruguay per tre a uno. I brasiliani si presentarono così alla finale da favoriti assoluti, sul piano tecnico e sul piano sentimentale; i tifosi del Messico infatti, negli ultimi due match degli Azzurri tifarono assiduamente contro la squadra di Valcareggi, colpevole di aver eliminato la padrona di casa.

 

Pelé (@Shutterstock)

La finale: il dominio brasiliano e “i sei minuti di Rivera”

Arrivò così, inesorabile, il giorno della finalissima. Come avevamo detto in precedenza, la posta in palio era molto alta: la vincitrice si sarebbe aggiudicata la Coppa Rimet. Ad aprire le marcature fu, manco a dirlo, Pelé, al suo quarto gol in quei Mondiali; rispose Boninsegna 19 minuti dopo, riaccendendo le speranze dell’Italia. Al ritorno dall’intervallo però, in campo si presentò una squadra sola: i verdeoro dominarono il campo segnando tre reti e dando una vera e propria lezione di calcio agli italiani, mostrando un’irraggiungibile superiorità tecnica.

Diverse polemiche costellarono la partita. Simbolo di quel match furono “I sei minuti di Rivera“; Valcareggi schierò l’attaccante del Milan, miglior marcatore dell’Italia fino a quel momento dietro solo a Riva e a pari merito con Boninsegna, a tempo ormai scaduto. Ciò che fece particolarmente scalpore fu la scelta del CT italiano di rivoluzionare il piano delle sostituzioni che, fino a quel momento, aveva previsto una staffetta tra primo e secondo tempo tra Mazzola e Rivera; per questo motivo i tifosi accolsero i giocatori al rientro in Italia con grande gioia, mentre all’allenatore e al suo vice riservarono insulti e un vigoroso lancio di pomodori…

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Tommaso Bersanetti

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