Milan (@Shutterstock)
Il Milan sta vivendo una delle stagioni più difficili degli ultimi anni. La recente sconfitta per 3-1 contro la Roma ha sancito l’addio alle competizioni europee per la prossima stagione, evidenziando una crisi profonda che va oltre i risultati sul campo. La squadra appare smarrita, priva di un’identità chiara e lontana dai valori che l’hanno resa grande.
La stagione 2024/2025 doveva rappresentare un nuovo inizio per il Milan, un anno in cui consolidare quanto costruito nelle stagioni precedenti e rilanciare le ambizioni europee. Invece, si è trasformata in un lungo declino. Dopo l’addio di Stefano Pioli, la guida prima è passata a Paulo Fonseca, per poi essere esonerato ed essere sostituito dal connazionale Sérgio Conceição, il quale non è riuscito a risollevare una squadra senza certezze, idee né anima.
Il ko dell’Olimpico contro la Roma, un pesante 3-1, ha chiuso simbolicamente la porta sull’Europa. A rendere tutto più amaro, l’espulsione precoce di Santiago Giménez, che ha lasciato i suoi in dieci dopo appena venti minuti di gioco. Il Milan ha provato a reagire, ma è crollata sotto i colpi di una Roma più convinta, affamata e determinata. Il Milan oggi è una squadra confusa, senza idee e senza punti di riferimento.
Il problema però, non è solo tecnico. È profondo, gestionale, emotivo. C’è un distacco evidente tra la squadra e il campo, tra società e ambiente. I tifosi, stanchi di promesse disattese, chiedono spiegazioni e risposte. Vogliono vedere un progetto, una direzione. Il Milan oggi sembra un corpo senza cuore: gioca, ma non pulsa.
Ora serve una presa di posizione netta. Non bastano parole, servono decisioni forti e coerenti. La squadra va ricostruita con intelligenza, attorno a leader veri e a un’identità precisa. Bisogna ritrovare il senso di appartenenza, il peso della maglia, la voglia di combattere fino all’ultimo secondo. Non per vincere subito, ma per tornare ad essere una squadra credibile, rispettata e, soprattutto, riconoscibile.
Perché il Milan non può permettersi un altro anno così. Perché i suoi tifosi meritano di più. Perché la sua storia chiede rispetto. E perché prima ancora dei risultati, bisogna restituire al Milan ciò che oggi sembra perduto: l’identità.
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Articolo di Pieralessandro Stagni
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