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Attualità

Mary Celeste: il tragico mistero dell’equipaggio scomparso, tra alieni, piovre e alcool

di Lorenzo Peratoner

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L’inchiesta e le prime ipotesi

David Morehouse, non avendo avvistato nessun elemento dell’equipaggio, decise di trasportare la “Mary Celeste” fino a Gibilterra, dove le autorità britanniche sequestrarono il brigantino.

Il procuratore generale Frederick Solly Food aprì un’inchiesta sulla scomparsa dell’equipaggio. I primi sospetti furono rivolti ai marinai della “Mary Celeste“, sospettati di essersi ubriacati per poi uccidere il capitano Briggs, la moglie e la piccola figlia. Questa tesi tuttavia non era sostenuta da prove concrete, in quanto l’alcool contenuto nei 1701 barili della stiva era denaturato a uso industriale, quindi non commestibile.

Flood tuttavia non si perse d’animo e arrivò persino a sostenere che l’equipaggio della “Dei Gratia” avesse massacrato tutti i marinai e gli ufficiali del brigantino allo scopo di ottenere una ricompensa. Un elemento da tenere in conto, infatti, è che salvare una nave alla deriva con il carico garantisce un succulento compenso; tuttavia non c’era neanche una prova che potesse avvalorare la tesi di Flood, portando quindi alla chiusura dell’inchiesta. Morehouse venne liquidato con una magra ricompensa, e la “Mary Celeste” tornò nelle mani del proprietario.

Da quel momento il brigantino ottenne la nomea di nave “maledetta“, tanto che dal 1872 al 1885 passò sotto le mani di 17 proprietari diversi. L’ultimo di questi la fece naufragare nel 1885, allo scopo di compiere una frode.

 

Nave in tempesta (@Shutterstock)

Un caso ancora aperto

In seguito alla pubblicazione di un racconto di Arthur Conan Doyle ispirato a questo evento, l’interesse verso il mistero si riaccese, facendo fioccare una nuova ondata di teorie. Escludendo i viaggi temporali, gli alieni e le piovre giganti, partiamo da quegli elementi più sospetti che l’equipaggio della “Dei Gratia” aveva osservato: mancanza di una scialuppa di salvataggio e di alcuni strumenti di navigazione. Sulla base di questi indizi si può supporre che l’equipaggio, per qualche motivo, sia salito su una scialuppa; tuttavia, il fatto che i documenti personali siano rimasti sulla nave madre, suggeriscono che si trattasse solo di uno stanziamento temporaneo.

Lo storico Conrad Byers sostenne che la barca di salvataggio fosse stata gettata in mare per il timore dello scoppio dei barili di alcool. Effettivamente, alcuni di questi ultimi erano totalmente privi di liquidi, perché realizzati con una quercia più porosa e quindi propensa alla fuoriuscita di vapori.

 

Nave in tempesta

Nave in tempesta (Pixabay)

 

Il capitano Briggs, non abituato a trasportare carichi pericolosi, potrebbe essersi spaventato da questa scia di gas nella stiva; temendo quindi un’esplosione del brigantino, ordinò all’equipaggio di rifugiarsi nella scialuppa, quest’ultima comunque legata con una corda alla nave. Il problema, tuttavia, è che la tempesta di quella giornata avrebbe spezzato la fune, lanciando alla deriva l’intero equipaggio su una scialuppa, che, con ogni probabilità, non avrebbe resistito agli impatti delle onde.

Al giorno d’oggi risulta la tesi più condivisa nonché supportata da diverse prove; tuttavia la verità probabilmente non si saprà mai.

Fonti: Massimo Polidoro, Wikipedia.

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