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Maestro, la recensione: non c’è odio nel cuore di chi ama

Disponibile da mercoledì 20 dicembre 2023 su Netflix, “Maestro” è un film drammatico/musicale scritto da Bradley Cooper e Josh Singer e diretto da Bradley Cooper. Nel cast troviamo Carey Mulligan, Bradley Cooper, Matt Bomer, Maya Hawke, Sarah Silverman, Sam Nivola. E ancora: Alexa Swinton, Michael Urie, Gideon Glick, Miriam Shor, Zachary Booth e William Hill.

Dopo aver debuttato nel ruolo da regista con ‘A Star Is Born‘, l’attore statunitense Bradley Cooper torna dietro la camera da presa con la sua opera secunda, ‘Maestro‘. La pellicola, prima di essere stata distribuita su Netflix, ha fatto il suo debutto all’ottantesima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica a Venezia, dove, tra il plauso del pubblico e della critica, è riuscita a ricevere la candidatura per il Leone d’Oro e il Queer Lion.

Maestro, la trama: un racconto oltre il protagonista

Un’opera d’arte non risponde alle domande, le provoca; e il suo significato essenziale è nella tensione tra le risposte contraddittorie.”, scrisse il compositore Leonard Bernstein, ed è proprio con queste significative parole che il protagonista Bradley Cooper ci accoglie all’inizio della sua seconda opera da regista. E dopo un breve excursus ambientato durante gli ultimi anni di vita del protagonista, veniamo trasportati nel 1943: qui, Bernstein è un giovane assistente direttore della New York Philharmonic, e inaspettatamente, per un “casuale colpo di fortuna“, il venticinquenne ebreo viene chiamato per debuttare alla direzione della Filarmonica, dopo che il direttore dell’orchestra Bruno Walter si assenta, poiché malato. Da qui, il protagonista, diventato ormai celebre in tutta la nazione per l’eccezionale debutto elogiato da molti, conoscerà Felicia Montealegre, donna che metterà “pausa” (anche se brevemente) alla sua tendenza omosessuale e con cui si sposerà e avrà tre figli: Jamie, Alexander e Nina.

La vita del compositore e di sua moglie è sotto gli occhi di tutti, ormai con il passare degli anni Leonard è diventato un compositore di fama mondiale, dopo aver composto opere come Candice e West Side Story. Ma la relazione tra i due ha sempre avuto numerose complicazioni a causa della bisessualità di Bernstein, tanto ad aver portato Felicia ad avere numerosi dubbi sul loro matrimonio dopo che, la figlia Jamie, aveva rivelato alla madre di aver sentito numerosi gossip sulle relazioni omosessuali del padre. Nonostante ciò, la coppia non si separò mai, e rimasero insieme fino alla morte di Felicia nel 1978 a causa di un tumore ai polmoni. Bernstein, invece, morì dodici anni dopo la moglie, intrattenendo prima delle relazioni con i suoi studenti più giovani.

Maestro: un film che trova la sua strada alternativa… ma la fa correndo troppo

Quindi, quello che abbiamo ben potuto approfondire durante la visione della pellicola, è che Maestro non è un semplice biopic su una nota figura musicale che ha segnato Broadway grazie alle sue iconiche opere. La pellicola di Cooper è un progetto ancora più ambizioso che riesce ad allontanarsi dal semplice film biografico. Infatti, il suo percorso musicale, nonostante abbia delle scene molto importanti come la fantastica e magistralmente diretta sequenza dell’orchestra alla Cattedrale di Ely, in molte parti della trama passa per essere in secondo piano, lasciando lo spazio alla sua dissestata relazione con la moglie Felicia (Carey Mulligan).

Quindi una scelta molto coraggiosa, e prevalentemente apprezzabile, visto che le grandi imprese da compositore sono quasi tutte presenti, anche se non eccessivamente. Ma il vero problema della pellicola è che, anche per la sua breve durata di “soli” 129 minuti, non riesce a coprire molti punti della vita di Bernstein. E anche se la relazione con Felicia è ben approfondita, in alcune parti i loro litigi, a causa della bisessualità del protagonista, passano delle volte per essere abbastanza inverosimili e poco credibili. Sicuramente ciò che i due sceneggiatori potevano di più approfondire erano alcune relazioni che Bernstein aveva avuto, come i suoi amanti, che sono presenti solamente nelle scene “vitali” che hanno segnato la relazione dei due coniugi, e ovviamente anche quella con i tre figli, che in quasi tutte le scene passa per essere abbastanza secondaria, tranne per un breve, ma efficace, scambio di battute con la primogenita Jamie (Maya Hawke).

Cosa ci lascia effettivamente Maestro?

Maestro è un film che difficilmente dimenticheremo. Con Cooper, Netflix è riuscita ad aggiudicarsi la sua gallina d’oro: e non per i guadagni che la pellicola ha portato dalle sue anteprime sul grande schermo, ma per ciò che porterà dalle future stagioni dei primi. D’altronde, se solo il nome di Cooper dietro la telecamera non vi è bastato, tra i produttori figurano importanti personalità come Martin Scorsese e Steven Spielberg.

Sin dalla sua anteprima nel veneziano, Maestro ha fatto parlare di sé in modo positivo. E ci vien difficile immaginare a cosa Maestro possa ambire durante le future premiazioni. Qui siamo sicuramente di fronte a una delle migliori pellicole dell’anno, e se si dovessero prendere come esempio un qualunque premio cinematografico, come ad esempio l’Oscar, non sarebbe tanto rischioso dire che Maestro potrebbe ambire ad aggiudicarsi qualche statuetta. Sicuramente i due protagonisti ci offrono una delle loro migliori interpretazioni di sempre; perciò Cooper e, maggiormente, la Mulligan non avranno problemi a battersi con i più grandi.

Un film ambizioso con un linguaggio moderno

Con Maestro, Bradley Cooper gioca nuovamente un doppio ruolo: dopo aver diretto e recitato come protagonista in ‘A Star is Born‘, lo statunitense ha deciso di riprendere le duplici vesti con il biopic dedicato al compositore. E qui, Cooper ci dimostra un alto livello da regista, portando uno straordinario lato tecnico oggettivamente superiore alla sua opera prima. Una dimostrazione più matura, dove ci mostra con grande intelligenza come cambiare, senza troppo sforzo per lo spettatore, colori o passare da un genere più comico a uno più drammatico. Infatti, la trama viene divisa registicamente in tre atti: il debutto di Bernstein con l’incontro di Felicia è in bianco e nero e in 4:3; i primi problemi matrimoniali tra i due portano i colori, ma il formato rimane invariato; invece negli ultimi minuti, con un Bernstein negli ultimi momenti della sua vita, il formato passa al 16:9.

Ma non solo, da elogiare sono quasi tutti gli aspetti tecnici: come le musiche, i costumi e le scenografie. A spiccare è sicuramente la fantastica fotografia di Matthew Libatique. Il direttore dalla fotografia di ‘Requiem for a Dream’ per ogni scena ci mostra un vero e proprio quadro, dove spicca anche la scelta tecnica di non usare carrellate o muovere semplicemente la telecamera: per molte scene la ripresa è fissa e, grazie allo spiccato uso dei colori, assistiamo alla visione di un quadro animato grazie alle mosse dei protagonisti della scena.

Considerazioni finali su Maestro

Maestro di Bradley Cooper è sicuramente un’ottima pellicola, in cui spicca ovviamente il notevole lato tecnico; lo stesso Cooper ci mostra un vero e proprio senso di maturità, anche se nel montaggio, prevalentemente quello del primo atto, mostra un risultato finale forse un po’ troppo pretenzioso e non molto chiaro. Anche i due protagonisti non sono da meno, spicca di più la Mulligan, che “ruba” la scena a Cooper grazie a una maestosa interpretazione. L’aver portato la vita di Bernstein oltre la musica, e aver concentrato la trama sulla sua vita privata, è sicuramente una scelta ambiziosa, anche se molti aspetti sono stati poco approfonditi.

Pro

  • Le straordinarie interpretazioni di Carey Mulligan e Bradley Cooper.
  • Raccontare la vita di Leonard Bernstein oltre la sua carriera musicale, incentrandosi anche sulla moglie Felicia e la loro relazione.
  • La sequenza dell’orchestra alla Cattedrale di Ely.
  • La fotografia di Matthew Libatique.
  • L’ottimo lato tecnico, dove spicca la scelta dell’uso dei colori e del 4:3…

Contro

  • …anche se è fin troppo pretenzioso nel montaggio.
  • In alcuni casi la narrazione corre eccessivamente, andandosi a concentrare in modo superficiale sulla vita del protagonista.

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Filippo D'Agostino

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