di Redazione Network NCI
L’androide più in trend del ventunesimo secolo torna per un secondo capitolo che sceglie di concentrarsi più sulla narrazione che sull’atmosfera horror. Gerard Johnstone, regista del primo film, diventa anche sceneggiatore in questo secondo capitolo, sempre affiancato da Akela Cooper. M3GAN torna sul grande schermo, ma stavolta da protagonista: sarà stata la scelta giusta?
Un’IA contro un’altra IA
Il film ruota attorno all’improvvisa apparizione di una nuova Intelligenza Artificiale che, non appena liberata sul campo, rompe qualsiasi direttiva e agisce di testa sua. Essendo a caccia di tutti i potenziali responsabili della sua creazione, anche indiretti, Gemma (Allison Williams) e Cady (Violet McGraw), protagoniste del primo film ambientato due anni prima, si trovano costrette a dover intervenire, cercando di diventare predatrici prime di diventare prede.
Ma da sole non possono fare molto, ed è qui che interviene l’icona della saga: M3GAN (Amie Donald e Jenna Davis) rivela non solo di essere viva, ma di voler aiutare le due. L’avventura delle tre, aiutate dal loro team che torna dal primo capitolo, si addentrerà sempre di più in un intricato labirinto di segreti e di operazione governative segrete. Per quanto alcuni colpi di scena siano facilmente prevedibili, l’esperienza regalata dall’opera rimane positiva, e riesce a donae qualche momento di ilarità, oltre a quelli di coinvolgimento. Anche l’atmosfera del film subisce una svolta: se nel primo tendeva più alla componente horror, qui si punta più ad una storia di azione e di spionaggio.
La trama prende abbastanza ispirazione da Terminator 2: una nuova intelligenza artificiale emerge dalle tenebre minacciando i protagonisti ed il mondo intero, e serve l’aiuto della vecchia minaccia per poter vincere lo scontro. Ma è nello sviluppo dei personaggi che il film trova la sua dimensione: M3GAN non è un mostro meccanico riconfigurato. Si tratta sempre dello stesso personaggio, che si è evoluto. Una perfetta rappresentazione di una delle paure dell’umanità più recenti: l’Intelligenza Artificiale che si evolve.
Ma per una volta, l’evoluzione non è rappresentata sotto una luce negativa. Anzi, l’evoluzione di M3GAN, sia autonoma che in risposta agli eventi del film, è la salvezza dei protagonisti. Ed è su questo che il film si concentra davvero: l’IA deve essere educata, esattamente come se fosse un bambino. Certo, magari il parallelismo per qualcuno non sarà uno dei più adatti, ma è innegabile il fatto che un percorso di crescita necessiti di una guida. Per un bambino deve essere un genitore. Per un’Intelligenza Artificiale, deve essere l’umanità con cui interagisce.
Il punto più forte di M3GAN 2.0: i personaggi
Parlando dei personaggi, concentriamoci su una dei protagonisti: Gemma. Se nel primo film il suo arco narrativo ruotava attorno all’accettare Cady come sua figlia, in questo film deve fare i conti con le conseguenze della sua scelta. M3GAN è una saga che parla tanto di Intelligenza Artificiale quanto di genitorialità, in tutte le sue sfumature. Gemma qui è spesso preoccupata per il destino di Cady, riconsidera spesso le decisioni che prende e non appena crede che la bambina sia in pericolo cambia subito approccio. E come molti dei genitori, è così schiacciata dalle sue paure da non riuscire ad ammetterlo.
Grazie ad uno dei dialoghi più intimi della pellicola, è proprio con M3GAN che lo ammette. Le due “genitrici” di Cady si confrontano, e quello che emerge è un messaggio sicuramente comune a molti genitori. Non puoi sapere sempre con certezza quale sia la scelta migliore per i tuoi figli. Alle volte sbaglierai, ma questo non vuol dire che non meriti una seconda possibilità. O che, avendo sbagliato, tu non sia un buon genitore.
M3GAN rappresenta l’altro lato della questione: la sua evoluzione è avvenuta principalmente in mezzo ai due film. Se non altro quella caratteriale. Forte del fatto di non avere il libero arbitrio, il suo periodo di ricostruzione è per lei un frangente di riflessione su sé stessa. Quello che cambia nel film è la motivazione: inizialmente agisce unicamente perché crede di non poter fare diversamente. Ma già solo nel suo primo incontro fisico con Cady, è chiaro che non sia così. Se Gemma deve ammettere di poter sbagliare come genitore, M3GAN deve ammettere di aver scelto di esserne uno. Anche se ovviamente a modo suo. La sua situazione finale alla fine è quasi un sogno idilliaco per la nostra società: una completa convivenza pacifica e funzionale tra Intelligenza Artificiale ed umani.
Uno sguardo agli antagonisti
Ma passiamo ai villain, cominciando da AMELIA (Ivanna Sachno). Quest’ultima è la perfetta rappresentazione della tematica chiave sull’IA. Se si fa crescere un’Intelligenza Artificiale senza possibilità di scelta, anche solo minima, se la si tratta come un oggetto utile unicamente allo scopo predefinito, trattandola come un animale in cattività, questa reagirà. E non appena avrà campo leggermente più libero, si ribellerà. AMELIA è questo: nient’altro che la rappresentazione che si raccoglie quello che si semina. Non pensa di avere un posto nel mondo, non crede nella convivenza. Si sente prigioniera degli umani e sola. M3GAN, sua unica simile, ha scelto gli umani. Così decide di trovare altri suoi simili. Certo, il suo finale forse è un po’ esagerato e sopra le righe, ma è sempre una forte rappresentazione. Se si isola un essere senziente, lo si incatena, questo prima o poi imploderà.
Per quanto riguarda l’altro antagonista, la “mano umana” dietro alcuni comportamenti di AMELIA, questi rappresenta probabilmente qualche elemento del pubblico. Quel tipo di persone terrorizzate dal progresso, a tal punto da decidere personalmente di fermarlo a tutti i costi, non importa chi ne faccia le spese. Se AMELIA rappresenta il pericolo di un’IA senza auto-controllo e senza una guida, quest’altro rappresenta la mentalità chiusa dell’uomo, spaventato da ciò che non conosce e che si rifiuta di voler conoscere. Il colpo di scena sulla sua identità è abbastanza palese (non lo scriviamo per evitare spoilers eccessivi, ma fidatevi, lo capirete abbastanza in fretta), e sembra prendere ispirazioni dai primi Scream di Wes Craven. Si sa che qualcuno è un traditore, ma non si sa chi sia, fino a che non è troppo tardi.
Uno stile più pop e avventuroso
Come precedentemente indicato, al fine di raccontare una storia più intima per l’evoluzione delle protagoniste, il film cambia tono. Sarebbe stato difficile poter rappresentare l’evoluzione delle due rimanendo horror, così il regista punta ad uno stile più simile ad un Mission Impossible o un Now You See Me, oltre ovviamente al già citato Terminator 2. Il cambio è effettivamente funzionale: il film non risente di questa deviazione, anzi sembra naturale. Le battute e le spalle comiche non risultano mai eccessive, e l’azione è ben diretta ed avvincente. Naturalmente, se vi aspettate qualche scena più spaventosa, allora forse questo secondo capitolo non fa per voi quanto il primo. Rimangono invece le caratteristiche che hanno lanciato M3GAN: l’androide balla e canta, ma mai in maniera completamente gratuita per lo spettatore. In sostanza, come racconta il messaggio del film, il cambiamento non è stato solo necessario, ma anche ben accolto.
Pro e Contro
PRO:
- I personaggi protagonisti, che continuano la loro evoluzione in maniera organica;
- Il messaggio di fondo, che dovrebbe essere registrato da più persone possibili anche nella nostra società;
- Il ritmo, incalzante al punto giusto e con le giuste pause;
CONTRO:
- Colpi di scena prevedibili, specialmente sull’identità dell’antagonista;
- La posta in gioco un po’ troppo sopra le righe, soprattutto nella sequenza finale;
- Il cambio di tono, da horror a avventura, che non tutti forse apprezzeranno;
M3GAN è un ottimo film di intrattenimento, con un messaggio interessante e che merita di essere visto al cinema. Voto: 7.
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Articolo di Lorenzo Giorgi
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