di Francesco Ferri
I gatti sono tra gli animali più affascinanti del nostro pianeta. Da millenni sono diventati animali domestici dell’uomo e condividono piacevolmente la loro esistenza con noi. Ma c’è stato un particolare periodo storico in cui la vita dei gatti è stata messa a dura prova per credenze ignoranti e fasulle. Parliamo del medioevo, in cui i gatti erano considerati veri e propri animali demoniaci. Fino all’apice dell’idiozia e dell’odio: un Papa che ordinò a tutti i fedeli di sterminare i gatti d’Europa.
Il gatto nel medioevo
I gatti nel medioevo erano generalmente considerati animali del demonio. A causa di superstizioni pagane, credenze religiose e pregiudizi di vario genere erano mal visti dalla popolazione. Infatti il loro estremo bisogno di dormire, il loro promiscuo comportamento sessuale e il carattere particolarmente scontroso riportavano ad alcuni dei peccati capitali: pigrizia, lussuria e ira. Inoltre vi era radicata la credenza che i gatti fossero compagni delle streghe e che partecipassero ai diversi rituali di quest’ultime, arrivando addirittura a possedere la capacità di prendere il controllo del corpo umano.
La guerra del Papa
Proprio in questo clima di odio cristiano per i gatti arrivò Papa Gregorio IX, in carica dal 1227 al 1241. Fu durante il suo pontificato che emanò una bolla papale, precisamente nel 1233, in cui condannava i gatti come strumenti del demonio, ordinandone lo sterminio completo in tutta Europa. La sua mossa faceva parte di una strategia ben più vasta di lotta alla stregoneria e all’eresia. Da qui iniziò una vera caccia ai gatti che portò moltissimi fedeli a ucciderli pur di dimostrare la propria assoluta fedeltà alla Chiesa e al Papa. Molto spesso le donne, accusate di stregoneria, erano legate all’interno di un sacco con il proprio gatto e gettate in acqua per annegare. Ma, oltre al terribile impatto sulla razza dei gatti, secondo alcuni storici quest’azione contribuì a causare un evento che nessuno si sarebbe mai aspettato.
L’arrivo della peste nera
Quandò la popolazione felina diminuì in modo sempre più massiccio, i topi si diffusero sempre di più, non incontrando così spesso uno dei loro principali predatori. Di conseguenza aumentarono a dismisura anche i veri trasmettitori della peste: le pulci. Così il batterio Yersinia pestis si diffuse molto più facilmente e in modo rapido. Ovviamente il grande sterminio dei gatti non fu l’unica causa dell’arrivo della peste nera, ma è un fattore che ha contribuito fortemente alla sua diffusione, soprattutto in un contesto storico e sociale in cui le condizioni sanitarie e igieniche erano decisamente relative.
Non in tutte le culture c’era odio per i gatti
Però non tutte le culture, anche medievali, hanno avuto odio per il gatto. In molte società i gatti hanno assunto un’aura divina, con diversi popoli che hanno dedicato loro dei templi, in particolare nei paesi asiatici. Per esempio c’è il Tempio dei Gatti situato nel santuario di Ain Al-Assad, a Kattanah, in Libano. In Giappone, invece, c’è il santuario shintoisa Maneki Neko Shrine, sempre dedicato a questi affascinanti felini. Quest’ultimo è famoso per la statua di un gatto con la zampa alzata, simboleggiante buona fortuna e protezione. Proprio a questa statua è ispirata la figura iconografica del gatto portafortuna che muove la zampa, diventata gadget e bamboline con la sua forma in tutto il globo.
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