di Francesco Ferri
Potrebbe sembrare strano ma esiste una vera e propria patologia, ufficialmente riconosciuta dalla medicina, che farebbe provare i sintomi negativi di una sbornia senza nemmeno toccare una goccia d’alcool. Come spiegato dal Nation Library of Medicine si tratta della “Auto-brewery sydrome” letteralmente “Sindrome del birrificio-automatico“, conosciuta in Italia come “Sindrome della fermentazione intestinale“. Il nome, curioso ed emblematico, riassume alla perfezione ciò che causa la sindrome. Una fermentazione intestinale anomala che porterebbe il paziente a provare gli stessi sintomi dell’intossicazione da alcool.
Che cos’è questa patologia
La Sindrome della fermentazione intestinale è una particolare e rara condizione che colpisce un paziente nel momento in cui all’interno del suo sistema gastrointestinale avviene una fermentazione endogena da parte di funghi o batteri. In questo modo avviene la produzione dell’etanolo. La vera particolarità di questa patologia è che i pazienti colpiti accusano segni e sintomi molto simili a quelli dell’intossicazione da alcool, pur negandone un’assunzione diretta. Il rischio, infatti, è che i medici non riescano nemmeno a diagnosticare questa malattia, perché molto difficile da individuare con certezza. Ancora più rari sono i casi che presentano la sindrome direttamente nella cavità orale o in quella urinaria.
Perché avviene
Bisogna sapere che la produzione di etanolo endogeno avviene costantemente nella normale digestione, ovviamente in minime quantità. Quando i batteri, però, diventano patogeni, possono verificarsi situazioni in cui i livelli di alcool nel sangue aumentano in modo spropositato. La sindrome è più probabile che compaia in pazienti che hanno già patologie pregresse come il diabete, l’obesità o il morbo di Crohn, ma può perfettamente verificarsi anche in soggetti sani. Si tratta di una patologia talmente particolare e sottodiagnosticata da essere stata fonte di studio per diverse ricerche. Addirittura ci sono casi che non sono stati diagnosticati per vent’anni! Data la sua rarità e difficoltà di individuazione è stato ipotizzato che potesse essere la causa della “Sindrome della morte improvvisa del lattante“, tesi poi confutata.
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