casa bianca (@pixabay)
L’ultimo incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca ha riportato la tensione ai massimi livelli tra Washington e Kiev. Dietro le porte chiuse dell’Ufficio Ovale, secondo le ricostruzioni dei media americani, la discussione sarebbe degenerata in una “lite furibonda”, con mappe del fronte lanciate in aria e accuse reciproche. Trump avrebbe insistito su una linea molto vicina a quella del Cremlino, invitando Zelensky a “fermare il conflitto” accettando una tregua lungo l’attuale linea di battaglia. L’obiettivo, per la Casa Bianca, sarebbe quello di stabilizzare il fronte e aprire una fase negoziale, anche a costo di concedere implicitamente vantaggi territoriali alla Russia. Il presidente americano, in seguito, ha ridimensionato i toni, spiegando di non aver mai discusso la cessione del Donbass ma solo la possibilità di congelare il conflitto per evitare ulteriori perdite.
Zelensky (@ShutterStock)
Dietro il duro confronto si muove una strategia più ampia. Gli Stati Uniti puntano a chiudere la partita ucraina attraverso un accordo che riduca la pressione militare sull’Europa, lasciando agli alleati europei il compito di gestire la sicurezza del continente. La Russia, a sua volta, appare divisa tra la volontà di prolungare la guerra e la necessità di non restare isolata, mentre la Cina osserva e rafforza la propria influenza economica e strategica. In questo scenario, il conflitto ucraino diventa una pedina di una contesa globale che si estende dall’Artico all’Indopacifico. L’incontro tra Trump e Zelensky, dunque, non è solo un episodio diplomatico, ma un riflesso della nuova geografia del potere, in cui ogni parola pesa come un missile e ogni tregua nasconde una trattativa segreta.
Zelensky è tornato da Washington senza i missili Tomahawk richiesti e senza concessioni. Il presidente ucraino ha ribadito la sua linea: nessuna ricompensa per l’aggressore e nessuna rinuncia territoriale. Kiev denuncia un’intensificazione dei raid russi contro infrastrutture energetiche e civili, con migliaia di famiglie rimaste senza elettricità. Davanti a questa escalation, il leader ucraino chiede più difese aeree e nuove sanzioni contro Mosca. In Europa, intanto, i diplomatici lavorano a un fronte comune in vista del vertice del 23 ottobre. Bruxelles prepara nuove misure per colpire la “flotta ombra” russa che aggira le sanzioni sul petrolio, con ispezioni rafforzate e multe alle compagnie compiacenti. L’obiettivo è chiaro: sostenere Kiev senza cedere alla stanchezza strategica, mentre sullo sfondo si profila un negoziato che rischia di ridisegnare la mappa dell’Est europeo.
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Articolo di Biagi Linda
Fonte: Tgcom24
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