Libano – Il vice primo ministro libanese annuncia che il Paese è economicamente fallito durante un programma televisivo in cui ha rilasciato dichiarazioni sulla situazione dello Stato. Si cercherà di riflettere il meno possibile questo danno sulla popolazione, ma è fisiologico che ci saranno comunque pesanti conseguenze.
Il Libano ha perso la sua lotta contro la crisi finanziaria da cui è stato colpito negli ultimi anni e sta subendo una catastrofe umanitaria causata dal tracollo finanziario stesso. La Banca Mondiale ha definito la sua situazione una delle peggiori crisi finanziarie degli ultimi secoli. Infatti, qui, “le persone hanno visto scomparire un intero modo di vivere”, come ha affermato Ben Hubbard, giornalista del New York Times che ha trascorso lì i suoi ultimi dieci anni.
Il Libano, però, non è stato sempre un Paese in crisi, ma era visto come una storia di successo economico. Il Paese, infatti, negli anni 90 era da tutti considerato come la Svizzera del Medio Oriente. Ma, in seguito alla guerra civile e quella in Siria, e alla pandemia da Covid-19, ha visto la sua economia crollare completamente, scoraggiando del tutto gli investitori stranieri.
Per mantenere costante il flusso di dollari all’interno del Paese, il capo della Banca Centrale libanese aveva escogitato un sistema destinato al fallimento, basato su castelli di carta che ben presto sarebbero caduti. Le banche, infatti, avrebbero offerto condizioni molto generose a chiunque avesse depositato dollari sui loro conti, ma l’unico modo per sostenere questo sistema era rimborsare i vecchi depositanti con il denaro proveniente dai nuovi depositanti. Uno schema conosciuto da tutti con il nome di “schema Ponzi”.
Ben presto, infatti, le persone non hanno più potuto prelevare i loro soldi, scatenando così numerose rivolte nelle piazze. Il Paese scelse, quindi, la via di aggiungere nuove tasse per rifinanziare le proprie casse, arrivando perfino alla tassa sulle chiamate Whatsapp, che le famiglie libanesi usano al posto delle chiamate classiche perché sono molto più costose. L’unico sistema di mantenimento della popolazione, ora, è basato sui familiari residenti all’estero che mandano soldi alle famiglie rimaste in patria.
Il vice primo ministro libanese, Saade al-Shami, è stato intervistato in diretta tv sulla situazione finanziaria del Paese. Shami ha affermato che lo Stato, così come la Banca Centrale, è fallito. “Cercheremo di riflettere il meno possibile il danno al pubblico. Ci sarà una condivisione delle perdite tra lo Stato, la Banca Centrale, le banche e i conti di deposito”.
Lo stesso Shami ha affermato di aver compiuto grandi progressi con il Fondo Monetario Internazionale e che spera di raggiungere un accordo durante i colloqui. Il Libano è in lotta con la crisi economica da tre anni ormai, e si stima che l’80% della popolazione vive sulla soglia della fame e della povertà.
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di Antonio Stiuso
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