di Alessandro Colepio
Chelsea 2011-2012
Il club di Londra entra in questa lista per la magica annata ’11-’12, ovvero quella che portò a Londra la prima Champions League. La squadra allenata da Di Matteo non era una delle favorite, e sulla carta non era nemmeno uno squadrone. Sì, aveva qualche nome importante, come Lampard, Torres, Cole o David Luiz, ma nessuno si sarebbe aspettato un’escalation del genere.
I Blues in quell’anno, erano una squadra compatta, che sapeva soffrire e sfruttare le proprie qualità per far male all’avversario. Cahill e David Luiz, con Cole e Bosingwa (si, quello di Caressa), insieme, erano una fortezza. Quando venivano superati, ci pensava Petr Cech a salvare capre e cavoli. Chiedere a Robben per conferma. In mezzo al campo Mikel e Lampard proteggevano e dirigevano le azioni offensive del Chelsea, con Juan Mata a svariare sulla tre quarti. Ma se il Chelsea è riuscito a vincere la Champions League, gran parte del merito va al signore con la numero 11 lì davanti; sua maestà Didier Drogba.
L’ivoriano si caricò la squadra sulle spalle, e quando più ce n’era bisogno, segnava sempre. Pareggiò la finale con una girata incredibile, resa immortale dalla telecronaca di Marianella, e poi ai rigori mise dentro quello decisivo. Una sentenza. Ah, tanto per dire: questa squadra riuscì ad eliminare il Barcellona di Guardiola in semifinale. Alle volte, per vincere una Champions, basta avere un po’ di fortuna, un sistema compatto, e un Didier Drogba in attacco…
Atletico Madrid 2013-2014
L’annata che ha visto la consacrazione del Cholismo non poteva non essere inserita. Simeone guidò la sua banda di guerrieri alla vittoria di una Liga pesantissima, vinta all’ultima giornata con un pareggio in casa del Barcellona. I Colchoneros, da sempre la squadra “minore” di Madrid, riuscirono a imporsi fra le grandi del calcio europeo grazie ad una squadra solida, aggressiva ed efficace. Courtois si consacrò come uno dei migliori nel suo ruolo, protetto da una coppia di poche parole e tanti fatti: Miranda e Godin, accompagnati da Juanfran e Felipe Luis sulle fasce. A centrocampo si puntava tutto sulla grinta del capitano, Gabi, e sulla qualità di Koke e di Arda Turan, protagonista di una stagione incredibile. In attacco, a David Villa si affiancava Diego Costa, scopertosi bomber di razza, ma anche perno offensivo della squadra.
Pochi estetismi e tanto, tanto cinismo. I giocatori del Cholo si difendevano con le unghie e con i denti, ripartivano e facevano male quando dovevano. I contropiedi e i calci piazzati erano senz’altro la specialità della casa. A proposito, volete sapere chi ha segnato il gol del pareggio nella sfida finale col Barcellona? Ovviamente Diego Godin. A fine stagione, l’Atletico si portò a casa, come detto, la Liga, e arrivò anche in finale di Champions… ma questa storia ha un altro protagonista.
Real Madrid 2013-2014
Eh si, proprio i cugini più “belli e famosi” dell’Atletico strapparono all’ultimo il sogno dei Colchoneros. Il Real Madrid arrivò terzo senza troppa difficoltà in campionato, ma in Champions League, la musica era ben diversa. La rosa di Carlo Ancelotti era una squadra completa in ogni reparto. Casillas capitano, e davanti a lui c’erano Ramos e un giovane Varane. Marcelo si alternava con Coentrão, e spesso viene usato come arma a gara in corso. Modric e Khedira dettavano i tempi, mentre un Di Maria mezz’ala seminava il panico in mezzo al campo.
Il tridente d’attacco era un’arma da fuoco di enorme calibro: Gareth Bale, rilevato dal Tottenham per circa 100 milioni di euro, ebbe la miglior stagione della sua carriera, e bruciava in velocità qualsiasi terzino; Benzema mostrò la sua infinita classe ovunque ce ne fosse bisogno, e fece girare la testa ai centrali avversari. Ancelotti costruì un sistema di gioco che partiva dall’esterno verso l’interno, unicamente per valorizzare il migliore di tutti: Cristiano Ronaldo. Così, il portoghese iniziò a giocare sempre più vicino alla porta, mettendo a segno ben 17 gol in Champions.
E pensare che rischiavano quasi di perderla. Sotto 1 a 0 per tutta la partita, pareggiarono la partita al 94′ con l’uomo delle grandi occasioni: Sergio Ramos, che di testa riportò tutto in equilibrio e aprì la strada alla goleada dei blancos. Finì 4 a 1, e il Real Madrid si portò a casa la decima Champions League della sua storia.
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